PALAZZO RISO, TRA MOZART E PERGOLESI
L’Orchestra Sinfonica Siciliana diretta da Silvia Spinnato, venerdì 21 luglio alle 21, propone il breve Concerto n.1 in re magg. di Mozart e La serva padrona di Pergolesi.
Palermo, 20 luglio 2017 – Prosegue la rassegna Palazzo Riso Classica. Venerdì 21 luglio alle ore 21 nella settecentesca cornice di Palazzo Belmonte-Riso l’Orchestra Sinfonica Siciliana sarà diretta da Silvia Spinnato. In programma, Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) Concerto n.1 in re magg. per corno e orchestra K 412 (corno solista: Rino Baglio), Giovan Battista Pergolesi (1710-1736) La serva padrona, intermezzo in due atti su libretto di Gennaro Antonio Federico (Federica Guida, soprano; Francesco Solinas, baritono buffo; Sandro Dieli, mimo).
Concerto n.1 in re magg. per corno e orchestra K 412 di Mozart. Primo di quattro concerti scritti tra il 1781 e il 1783 per corno e orchestra, il Concerto in re maggiore K.412, come gli altri tre, fu dedicato da Mozart a Ignaz Leitgeb, il cui nome, secondo alcuni biografi, sarebbe, Joseph Leutgeb. Cornista dell’orchestra di corte di Salisburgo, Leitgeb fu un grande amico Mozart al quale rimase legato fino alla morte nonostante il compositore lo prendesse in giro per il fatto che fosse un po’ ignorante e sempliciotto. Si divide nei seguenti movimenti: Allegro, Rondò. Allegro (Durata: 9′).
La serva padrona di Giovan Battista Pergolesi. Composta nel 1733 e rappresentata per la prima volta al Teatro San Bartolomeo di Napoli il 28 agosto dello stesso anno come intermezzo dell’opera seria Il prigionier superbo, La serva padrona di Pergolesi su libretto di Gennaro Antonio Federico, è considerata a tutti gli effetti la prima opera buffa della storia della musica. Il suo successo, infatti, fu tale che l’opera non fu rappresentata soltanto in Italia per tutto il Settecento in modo autonomo dal Prigionier superbo, ma anche in Francia dove una sua rappresentazione a Parigi nel 1752, da parte della compagnia Des Bouffons guidata da Eustachio Bambini, scatenò un’accesa querelle tra i sostenitori dell’opera francese di contenuto classico, capeggiati da Rameau e dalla stessa famiglia reale, e i sostenitori dell’opera italiana fra cui Diderot, Voltaire e Rousseau. Quest’ultimo nella Lettre sur la musique française affermò che solo la lingua italiana era predisposta alla musica per la sua dolcezza, per la sua sonorità, per la sua armonia e per l’accentazione. Per il filosofo ginevrino, che considerava il canto la massima espressione dei sentimenti e delle emozioni, erano proprio queste qualità le più adatte all’opera. Ci sono 3 personaggi: il ricco padrone Uberto, la serva Serpina e il muto servitore Vespone; Serpina la scaltra servetta ma sentimentale, Uberto, sciocco ricco padrone sempre gabbato da persone furbe ma comunque paterno e sensibile e il servo Vespone, che si traveste da soldato, per ingannare il padrone. (Durata: 52′).
Biglietti al Botteghino del Politeama Garibaldi e un’ora e mezza prima dello spettacolo a Palazzo Riso.
Info:
biglietteria@orchestrasinfonicasiciliana.it , www.orchestrasinfonicasiciliana.it, vivaticket.it,
Tel. 091 6072532
Prezzo biglietti: Palazzo Riso (posto unico): 10 €, comprensivo di degustazione di vino.
L’Ufficio Stampa
(Mario Pintagro)
Note biografiche
Silvia Spinnato, direttore
E’ nata a Palermo dove ha studiato Pianoforte e Composizione al conservatorio “V. Bellini”. Nel 2005 si è diplomata in canto al Conservatorio “L. Campiani” di Mantova. Si trasferisce successivamente a Salisburgo per laurearsi in Canto e in direzione di coro all’Università Mozarteum di Salisburgo. Nella stessa Università, nel 2015, ha concluso i suoi studi in Direzione d’orchestra col Prof. Hans Graf.
Come direttore ha partecipato alle Master Classes (2013-2014-2015) col Maestro Peter Gülke presso l’accademia estiva del Mozarteum e alla Master Class presso la Järvi Academy Tallinn/Pärnu (2015) con Paavo Järvi. Come giovane promessa in Direzione d’orchestra ha ricevuto la medaglia Bernhard Paumgartner 2015 dall’Internationaler Stiftung Mozarteum Salzburg.
Dal 2008 al 2015 ha lavorato, come direttore di coro, a numerose produzioni di opera col regista Eike Gramss all’Università Mozarteum di Salisburgo: „Die Zauberflöte”, “Idomeneo”, “La Clemenza di Tito”, “Don Giovanni” di Mozart, “Eugen Onegin” di Tschaikovsky, “Orfeo ed Euridice” di Gluck, “L’elisir d’amore” di Donizetti, “Boheme” di Puccini e “Carmen” di Bizet.
Ha diretto l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, la Mozarteum Orchester di Salisburgo, l’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, l’Orchestra Sinfonica Siciliana, la Philharmonie Salzburg, la Südböhmische Kammerphilharmonie Budweis, la Universitäts-Orchester Mozarteum, la Bad Reichenhall Philharmonie, la Järvi Academy Youth Symphony Orchestra.
Recentemente ha diretto per l’opera di Firenze e per l’inaugurazione del Festival di Musica Sacra di Monreale. Lo scorso Aprile ha diretto “L’oca del Cairo” di Mozart al Teatro Massimo di Palermo.
Rino Baglio, corno
Nato a Lucerna (CH) nel 1973 si diploma in Corno presso l’Istituto musicale pareggiato “V. Bellini” di Caltanissetta con il massimo dei voti sotto la guida del M° L. Labbate, perfezionandosi poi con i Maestri L. Giuliani, G. Corti, J. Williams, G. Nalli, Höltzel, D. Stagni.
Nel 1993, con l’Orchestra Giovanile Italiana di Fiesole, ha iniziato la sua carriera di professore d’orchestra, esibendosi, sotto la guida di prestigiosi direttori, in varie città d’Italia e d’Europa, come Milano, Roma, Napoli, Firenze, Bologna, Praga, Budapest.
Vincitore di diverse audizioni e concorsi, ha poi collaborato con l’orchestra del Teatro Regio di Torino, l’orchestra “Giuseppe Verdi” di Milano, la Fondazione “Arturo Toscanini” di Parma, il Teatro Lirico di Cagliari, l’Accademia S. Cecilia di Roma, il Teatro Massimo di Palermo, il Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di Catania.
Dal 1995 collabora assiduamente con la Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana di Palermo e dal 1999 ne occupa il posto di Terzo corno. Contemporaneamente, svolge una intensa attività concertistica in formazioni di musica da camera. Dal gennaio 2006 al luglio 2007 ha fatto parte dell’orchestra del Teatro alla Scala e della Filarmonica della Scala.
Federica Guida, soprano
E’ un giovanissimo soprano palermitano, nata il 14/01/1997. Alla tenera età di 10 anni intraprende gli studi musicali presso la scuola media ad indirizzo musicale del Conservatorio di musica “Vincenzo Bellini” di Palermo. Nel 2010 viene ammessa al Liceo Musicale “Regina Margherita” di Palermo approcciandosi allo studio del canto lirico.
Conseguito il diploma di maturità è stata subito ammessa al corso di Canto Lirico per l’anno accademico 2015/2016. Nel marzo 2016 si è esibita nel ruolo di “Regina di Borbone” nella favola gastronomica e filosofica di Roberto Piumini “Totò Sapore”, musicata da Andrea Basevi, presso il Teatro “Politeama Garibaldi” di Palermo, per l’associazione siciliana “Amici Della Musica”.
Nel marzo 2017 è stata scelta, a seguito di un’audizione presso la fondazione “Teatro Massimo di Palermo”, per interpretare il ruolo di “Auretta” nell’opera incompiuta di W.A.Mozart “L’Oca del Cairo”.
Federica Guida frequenta attualmente il 2° anno del Triennio di Canto Lirico presso il Conservatorio di Musica “Vincenzo Bellini” di Palermo, sotto la guida del mezzosoprano Tiziana Arena.
Francesco Solinas, baritono buffo
Ha sostenuto il Diploma di Canto presso il Conservatorio di Musica di Sassari con il massimo dei voti, e ha preso parte a masterclass e corsi di alto perfezionamento, intraprendendo parallelamente gli studi universitari presso la Facoltà di Lettere Moderne.
Nel 2014 è stato vincitore 4° classificato del Concorso Internazionale “Giacinto Prandelli” ricevendo la borsa di studio “Rotary Club Brescia Nord”, e vincitore 3° classificato del Concorso Internazionale di Canto “Rinaldo Pelizzoni”. Nel 2015 ha preso parte al Workshop-Opera Studio del Taormina Opera Stars Festival distinguendosi tra i migliori artisti.
Ha recentemente debuttato nel ruolo di Figaro nel “Barbiere di Siviglia” di G.Rossini sotto la direzione del Maestro Michele Spotti, per la regia di Danilo Rubeca, nel progetto AsLiCo Opera Domani, presso i seguenti teatri: Teatro Sociale di Como, Teatro Sociale di Mantova, Teatro Sociale di Sondrio, Teatro Fraschini di Pavia, Teatro Comunale di Bolzano, Teatro Sociale di Bergamo, Teatro Grande di Brescia, Teatro Ponchielli di Cremona, Teatro Cagnoni di Vigevano, Teatro Regio di Parma, Teatro Verdi di Pordenone, Teatro Olimpico di Roma, Teatro Alighieri di Ravenna, Teatro Apollonio di Varese, Teatro Comunale di Bologna, Teatro degli Arcimboldi di Milano, Teatro Palapartenope di Napoli, CineTeatro di Chiasso, Teatro Centro Culturale S.Chiara di Trento, Cenacolo San Francesco di Lecco, Teatro dell’Aquila di Fermo.
Ha inoltre cantato come protagonista nelle seguenti selezioni d’opera: “Rigoletto” di G.Verdi nel ruolo di Rigoletto, La Traviata” di G. Verdi nel della Sardegna. Nel maggio 2012 ha interpretato il ruolo del Marchese nell’Opera “La Traviata” di G.Verdi, diretto dal Maestro Gianna Fratta presso il Teatro Bexco Auditorium di Busan (Korea del Sud) e nella stessa città ha tenuto alcuni concerti lirici. Nel Novembre 2012 ha interpretato il ruolo di “Bruschino Figlio” nell’opera “Il Signor Bruschino” di G.Rossini presso il Teatro Comunale di Sassari, diretta dal Maestro Josè Miguel Perez Sierra per la regia di Gabriella Medetti. Nel novembre 2013 è stato ospite nel concerto conclusivo del progetto “Sardegna-Cina: due culture musicali a confronto” ideato dal conservatorio “L.Canepa di Sassari” e dall’Università di Qingdao (Cina) eseguendo in prima assoluta una composizione cinese inedita per baritono, guzheng e orchestra da camera. Nel dicembre 2013 ha ricoperto il ruolo del Dottor Grèenville ne “La Traviata” diretta dal Maestro Francesco Lanzillotta nel celebre allestimento firmato dal regista Henning Brockhaus e dallo scenografo Josef Svoboda, rappresentata a Sassari presso il Teatro Comunale. Nel giugno 2014 ha eseguito i “Liebes Lieder” e “Neue Liebes Lieder Walzer”di J.Brahms presso la Sala P.Sassu del Conservatorio di Sassari.
A ottobre 2014 ha debuttato il ruolo di Morales nella “Carmen” di G.Bizet, per la direzione del Maestro Benjamin Bayl e la regia di Andrea Cigni presso il Teatro Comunale di Sassari, e sempre per l’Ente Marialisa De Carolis, ha ricoperto il ruolo del Commissario Imperiale nella “Madama Butterfly” di G.Puccini diretta dal Maestro Matteo Beltrami e per la regia di Arnaud Bernard. Nel Maggio 2015 ha cantato nel “Barbiere di Siviglia” di G.Rossini presso il Teatro G.Verdi di Montecatini, interpretando i ruoli di Fiorello e dell’Ufficiale. Per la 51° Edizione del Macerata Opera Festival ha cantato, presso l’Arena Sferisterio, nel ruolo di “Un Contadino” ne “I Pagliacci” di R.Leoncavallo ed è stato protagonista nei concerti de La “Notte dell’Opera, notte di Rigoletto” nonchè nel concerto conclusivo nel ruolo di Rigoletto per la direzione artistica del regista F.Micheli.
Presso il Teatro Greco di Taormina ha interpretato il ruolo del Barone Duphol ne “La Traviata” di G.Verdi diretto dal M° Silvia Casarin Rizzolo per la regia del M° Enrico Stinchelli e ha preso parte al gran “Galà L’Italia InCanta”. Nel gennaio 2017 presso il Teatro Comunale L.Pavarotti di Modena ha ricoperto il ruolo di Marco nel “Gianni Schicchi” di G. Puccini con la direzione del M°Stefano Seghedoni e la regia di Stefano Monti.
Sandro Dieli, mimo
Dal 2012 è il direttore artistico del progetto internazionale Teatro d’Appartamento (www.teatrodappartamento.com) tra la Spagna e l’Italia, dirigendo tra gli altri “Delirio a due” e “Yerma”. Attore, mimo, regista, autore, ha studiato con Marcel Marceau, Anne Dennis (assistente di Etienne Decroux), Lindsay Kemp e Michele Perriera.
Ha lavorato con Peter Greenaway in “100 objects to represent the world” e con Robert Wilson in “TSE” e “Persefone” in tourneè nei principali festival internazionali. Ha partecipato come attore, tra gli altri, ai seguenti film: “The Palermo shooting” (Wim Wenders), “Empire” (K. Manners), “Secret Passage” (A. Kenovic) e “Ascaris” (A. Vazquez-protagonista).
E’ autore di Voglio Teatro! reality tv sul teatro.
Ha partecipato alle serie televisive “Incantesimo”, “La squadra”, “La baronessa di Carini”.
Co-sceneggiatore e coach del film “La Terramadre” (N. La Marca, Berlinale 2008).
Ha diretto “LSU” di A. Pizzullo, “Happy ending”, “La Casa di Bernarda Alba” di Lorca (protagonista) e ha scritto e diretto lo spettacolo “… Opere ed omissioni” (La Vicaria diretto da Emma Dante).
Dal 2006, nell’ambito del progetto teatro di narrazione, ha messo in scena Perbacco, Lungo le arterie del mondo, Molo Nord e Le Metamorfosi, da anni in tournée in Italia e all’estero.
Coautore e coregista con Nello La Marca di “Framing Art – Peter Greenaway talks about (his) Art” RAISAT ART.
È coautore con Rino Pitruzzella e regista del programma “Librarsi”, premiato nel ’99 come migliore format televisivo al Festival del Cinema Turistico Milano.
Autore del documentario “Molo Nord – Storie di Emigrazione Siciliana in Argentina”, presentato al Festival di Taormina 2006, Buenos Aires, New York, Roma.
Ha pubblicato i romanzi “Civico numero 27 (Glifo Edizioni), “Lillo, Lollo e la Malafemmina” (Giulio Perrone Editore), la raccolta di racconti “Lungo le Arterie del Mondo” e Il racconto “Gas di scarico”.
Note di sala a cura di Riccardo Viagrande
Wolfgang Amadeus Mozart
(Salisburgo 1756 – Vienna 1791)
Concerto n.1 in re magg. per corno e orchestra K 412
Allegro
Rondò. Allegro
Durata: 9′
Primo di quattro concerti scritti tra il 1781 e il 1783 per corno e orchestra, il Concerto in re maggiore K.412, come gli altri tre, fu dedicato da Mozart a Ignaz Leitgeb, il cui nome, secondo alcuni biografi, sarebbe, Joseph Leutgeb. Cornista dell’orchestra di corte di Salisburgo, Leitgeb fu un grande amico Mozart al quale rimase legato fino alla morte nonostante il compositore lo prendesse in giro per il fatto che fosse un po’ ignorante e sempliciotto. Nella partitura autografa dell’Allegro di questo concerto sono scritte alcune annotazioni un po’ irriverenti nei confronti del povero Leitgeb:
“Adagio a lei signor asino – Animo – Presto – Coraggio – oh che stonatura – oh che seccatore – respira un poco – avanti, avanti! – oh porco infame – e vieni a seccarmi per la quarta – oh maledetto – anche bravura? – bravo – ah trillo di pecore – finisci? – grazie al ciel! basta, basta!”
Non meno irriverente è la dedica del secondo concerto (K. 417) che recita: “Wolfgang Amadeus Mozart ha avuto pietà di quell’asino, bue e pazzo di Leitgeb”.
Sembra che Leitgeb, il quale nel 1777 si era stabilito a Vienna dove aveva aperto un negozio di formaggi e prosciutti particolarmente apprezzati dallo stesso Mozart, accettasse di buon grado gli scherzi del più giovane amico purché questi componesse dei concerti per lui.
Di carattere scorrevole e capace di esaltare le caratteristiche tecniche e timbriche del corno, la scrittura di Mozart per questo strumento trova una delle sue più interessanti espressioni nell’Allegro K. 412, in forma-sonata, aperto da un’introduzione orchestrale che prepara l’ingresso del solista con un tema di piacevole cantabilità. Il secondo movimento è costituito dal Rondò K. 514 che, secondo quanto dimostrato da Alan Tyson, sarebbe stato completato dall’allievo di Mozart Franz Xaver Süssmayr dopo la sua morte; questo Rondò, che, non si sa per quale ragione è stato tramandato in modo autonomo dall’Allegro, è una pagina brillante aperta da un’introduzione orchestrale che espone lo scorrevole ed orecchiabile tema del refrain.
Giovan Battista Pergolesi
(Jesi 1710 – Pozzuoli 1736)
La serva padrona, intermezzo in due atti su libretto di Gennaro Antonio Federico
Durata: 52′
Composta nel 1733 e rappresentata per la prima volta al Teatro San Bartolomeo di Napoli il 28 agosto dello stesso anno come intermezzo dell’opera seria Il prigionier superbo, La serva padrona di Pergolesi su libretto di Gennaro Antonio Federico, è considerata a tutti gli effetti la prima opera buffa della storia della musica. Il suo successo, infatti, fu tale che l’opera non fu rappresentata soltanto in Italia per tutto il Settecento in modo autonomo dal Prigionier superbo, ma anche in Francia dove una sua rappresentazione a Parigi nel 1752, da parte della compagnia Des Bouffons guidata da Eustachio Bambini, scatenò un’accesa querelle tra i sostenitori dell’opera francese di contenuto classico, capeggiati da Rameau e dalla stessa famiglia reale, e i sostenitori dell’opera italiana fra cui Diderot, Voltaire e Rousseau. Quest’ultimo nella Lettre sur la musique française affermò che solo la lingua italiana era predisposta alla musica per la sua dolcezza, per la sua sonorità, per la sua armonia e per l’accentazione. Per il filosofo ginevrino, che considerava il canto la massima espressione dei sentimenti e delle emozioni, erano proprio queste qualità le più adatte all’opera. La serva padrona si presenta come un’esile commedia di ambientazione borghese in cui agiscono solo 3 personaggi: il ricco padrone Uberto, la serva Serpina e il muto servitore Vespone; di questi personaggi sia il librettista che il compositore misero in risalto i tratti umani e psicologici. Serpina, infatti, non è solo la scaltra servetta di goldoniana memoria ma una donna capace di provare teneri sentimenti, anche se a volte manifesta atteggiamenti ora pungenti ora tristi. Allo stesso modo Uberto non è solo lo sciocco ricco padrone sempre gabbato da persone furbe ma un uomo che manifesta una sensibilità quasi commovente e sentimenti spesso paterni. Uberto, un ricco e attempato signore, presso il quale Serpina presta servizio e con il quale ha continui diverbi, vorrebbe prendere moglie per mettere in casa una donna che possa contrastare l’atteggiamento impertinente della serva la quale, da parte sua, si mostra pronta a sposarlo; l’uomo, pur interessato, rifiuta l’offerta di Serpina che, per farlo ingelosire, dice di voler accettare la proposta di un tale capitan Tempesta che altri non è se non l’altro servo Vespone, travestito da soldato, il quale si presta all’inganno ordito dalla serva dietro la promessa che sarebbe stato un secondo padrone. Questi, ben indottrinato da Serpina, chiede una dote di 4000 scudi ad Uberto che, per non pagarla, decide di sposare la sua serva divenuta alla fine padrona.
Nell’opera, considerata un vero gioiello lirico, è pienamente realizzata una perfetta corrispondenza tra parole e musica, mentre i duetti, magistralmente trattati, le conferiscono un ritmo incalzante. Inoltre l’aria non assolve più alla funzione di stacco dell’azione ma forma un continuum con i recitativi; ne è un esempio l’aria cantata da Uberto Sempre in contrasto, il cui tema semplice e breve imita perfettamente il parlato creando una scrittura tipica da opera buffa accentuata anche dall’uso delle onomatopee. Ammiccante è invece la famosa aria di Serpina, Stizzoso o mio stizzoso, che sembra mostrare sia tutto il suo carattere insinuante grazie a una melodia discendente sia il gusto della burla che si sta preparando nel disegno più rapido della seconda frase.
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Segue programma delle manifestazioni