FANTASY – GIUSEPPE VENEZIANO

Venerdì 8 Marzo 2019 alle ore 18.00, l’Assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana, Sebastiano Tusa, il Direttore Generale del Dipartimento dei Beni Culturali, Sergio Alessandro, la Direttrice del Polo Museale regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo, Valeria Patrizia Li Vigni, inaugurano “FANTASY”, mostra personale di Giuseppe Veneziano, a cura di Aurelio Pes.

Un nuovo  importante  appuntamento per Veneziano, dopo il successo delle mostre di Massa al Palazzo Ducale e di  Seravezza a Palazzo Mediceo. L’artista, in occasione della personale palermitana, allestita all’interno del piano nobile di Palazzo Belmonte Riso, presenterà al pubblico cinquanta lavori, fra opere pittoriche e scultoree, e realizzerà un’opera inedita dedicata alla Città di Palermo.
Veneziano utilizza la pittura, evitando una denuncia ormai usurata, a vantaggio di un’analisi e di una riflessione profonda sul vivere sociale.
I suoi personaggi entrano a far parte di una composizione pittorica e scultorea, dove classicità e pop art si fondono dialogando con un linguaggio fatto di simboli e citazioni.
Le opere si presentano al pubblico come un libro da leggere, da interpretare, da capire, il messaggio è complesso ed è presente ovunque nella minuziosa rappresentazione dei dettagli.
Gesti e personaggi appartenenti alla sfera della memoria collettiva vengono dall’artista reinterpretati cercando di eludere qualsiasi banalità.

Aurelio Pes li descrive così: “Il mondo di Veneziano è quello di chi ha saputo andare, come Alice, oltre lo specchio per affermare, ebbro di libertà: «Che importa mai dove potrà trovarsi il mio corpo? La mia mente seguita a lavorare lo stesso. Anzi più mi trovo a testa in giù più invento cose inusitate». Come per esempio accade al Cristo crocifisso, che levita nell’azzurro insieme ai palloncini gonfi d’aria che lo sorreggono,  o all’immagine splendida della Madonna che coccola un bambino già gravido di storia, in divisa militare, con la svastica in evidenza sul braccio sinistro, i capelli stirati sulla fronte e i baffetti mozzati alla Chaplin, che cerca un’impossibile redenzione. Giacché, seguendo Sant’Agostino, anche il bimbo in Veneziano è carico di vizi, il piccolo Hitler – anagrammato – a tre anni è già Rethil.  Né si salva Biancaneve, che allo specchio civetta con il suo corpo nudo; o presenzia  a scene sado-maso; o uccide i sette nani colpendoli con una pistola alle spalle, e duplica il suo volto con l’immagine della crudele regina, mostrando nel contempo, con un colpo d’anca, la coscia ignuda”.

Dichiara Valeria Patrizia Li Vigni, Direttrice del Polo Museale regionale d’Arte Moderna e Contemporanea: “Il Museo Riso, sempre attento ai linguaggi del contemporaneo, presenta un artista siciliano di grande tempra, con una mostra innovativa dove arte, musica, spettacolo e scenografia si fondono catturando l’attenzione del visitatore. Giuseppe Veneziano è considerato uno degli esponenti di maggior rilievo della New Pop italiana ed è tra i più importanti della sua generazione. L’artista di Riesi si è affermato con la caparbia volontà nel descrivere “l’Illegibile”, proiettandosi oltre il reale con voli pindarici, per cogliere il senso profondo delle cose, come sottolinea Aurelio Pes curatore della mostra. Il mondo dell’infanzia è l’elemento trainante per argomentare sulle verità nascoste e taciute.
Artista contestato per le sue satire ha raccolto numerosi successi in Italia e all’estero.
Il curatore ha previsto un allestimento basato sul variare dei sette colori dell’arcobaleno scandito dalle musiche di Leopold Stokowski per il film Fantasy di Walt Disney.”
E  così, come scrive Pes ilbal masqué troverà la sua rappresentazione sonora.

IL VISIBILE E L’INVISIBILE
di Aurelio Pes
a Tina Funaro

L’arte, persino quella in apparenza più innocua, è sempre radicale, unica, totalizzante.

Per questo, ogni nuova  entelechia che occupa il nostro sguardo, è nemica mortale d’ogni altra evenienza e pretende la scena tutta per sé.

Prendiamo, ad esempio, i quadri di Giorgio Morandi. In prima istanza, essi appaiono come una raccolta di umili nostrales, come caraffe, bottiglie snelle tonde rettangolari, taniche di metallo, bicchieri e ciotole calcinate di ceramiche grezze, sottratte spesso alle discariche.

E’ soltanto in seconda istanza che tali abitudinarie tassonomie, basiche e  limitate, cominciano lentamente a rivelare la loro natura più autentica, Lévi–Strauss ha con acutezza definito

lo sdoppiarsi della loro rappresentazione, argomentando che tali oggetti, esibiti nella nuda scorza di appartenenza, evocano poi in realtà, sulla tela, sistemi parentali complessi di uomini donne bambini patriarchi e matrone da lungo tempo scomparsi; ma che continuano animisticamente  ad abitare in quegli oggetti che essi hanno peraltro ideato e costruito con le proprie  mani,  e che sono dunque di loro esclusiva pertinenza.

Una identica magia fa l’incanto anche del vasellame preistorico, perfetto nella sua forma, mimata  sul ventre fecondato delle donne, che custodisce  al suo interno acqua, resti di cibo, conchiglie per ornarsi, colori per uso cosmetico; o per le pitture parietali, che raccontano storie di caccia, mentre all’esterno, linee intersecantesi, nelle quali ammiriamo il dispiegarsi ritmico, tutt’altro che un ornamento, sono invece una lingua da decifrare, che, esattamente come gli annali dei Greci, dei Romani, dei Cinesi, scritti da Erodoto, Tito Livio, Confucio, decrittano per noi minutamente il costituirsi  delle tribù, la loro vita domestica,  i fiumi abitati dai pesci, ma anche dai feroci coccodrilli, oltre a guerre rituali, a danze cosmiche, e così via.

Ora questa duplicità ben visibile, che s’invera nell’invisibile, è anche la radice profonda,

dell’ arte  di Giuseppe Veneziano, tutta costruita  non sulla provocazione, oggi di moda, bensì sulle opere grandiose di Michelangelo, di Raffaello, di Velasquez, di Leonardo, per poi trovare in sé la forza di smarrirsi, senza soprassalti di stucchevole saggezza, nel mondo dell’infanzia, di cui la fiaba è il puro miele. Compito, il suo, fra i più difficili da conseguire, se è vero quello che scriveva Tolstoj in una splendida pagina di Anna Karenina: quel tono falso che assume il padre nei confronti del figlio, giudicato senza ambage intellettualmente inferiore, cui bisognerà  comunque uniformarsi  per convenienza umana e sociale.

Il mondo di Veneziano è invece quello di chi ha saputo andare, come Alice, oltre lo specchio per affermare, ebbro di libertà: “Che importa mai dove potrà trovarsi il mio corpo? La mia mente seguita a lavorare lo stesso. Anzi più mi trovo a testa in giù più invento cose inusitate”. Come per esempio accade al Cristo crocifisso, che levita nell’azzurro insieme ai palloncini gonfi d’aria che lo sorreggono, o all’immagine splendida della Madonna che coccola un bambino già gravido di storia, in divisa militare, con la svastica in evidenza sul braccio sinistro, i capelli stirati sulla fronte e i baffetti mozzati alla Chaplin, che cerca un’impossibile redenzione. Giacché, seguendo Sant’Agostino, anche il bimbo in Veneziano è carico di vizi e il piccolo Hitler – anagrammato – a tre anni è già Rethil.

Né si salva Biancaneve, che allo specchio civetta con il suo corpo nudo; o presenzia a scene sado-maso; o uccide i sette nani colpendoli con una pistola alle spalle, o duplica il suo volto con l’immagine della crudele regina, mostrando nel contempo, con un colpo d’anca, la coscia ignuda.

Naturalmente, Walt Disney, anch’egli duplice, non a caso definito “il principe nero di Hollywood” per le sue presunte simpatie filonaziste, e simultaneamente il creatore dei paradisi dell’infanzia, incombe su di noi, seguito dallo sguardo ironico di Veneziano nel suo Self – Portrait, variazione sul tema della Gioconda, che qui raggiunge vertici  rabelaisiani.

E così, arruffando il tempo trascorso, riesce a Veneziano l’impresa memorabile di trasformare ogni singolo evento in un bal masqué, dove figure appaiono e si dissolvono, come in certi quadri del Giorgione, dove liuto canto flauto formano una vera trinità, nella quale la voce, divenuta poesia , è il legame più saldo e veritiero fra il mondo umano e il cosmo, uniti in un accordo di bellezza che è anche l’espressione figurata del loro costituirsi.

Per la personale palermitana di Veneziano si è ideato un allestimento cromatico, dove il tempo della mostra sarà scandito dal lento evolversi dei sette colori dell’arcobaleno:

il bal masqué troverà invece la sua rappresentazione sonora nella raccolta di musiche curata da Leopold Stokowski per il film Fantasy di Walt Disney.

 

2018 BIOGRAFIA DI GIUSEPPE VENEZIANO

           Giuseppe Veneziano nasce a Mazzarino (CL) il 22 febbraio del 1971. Vive a Riesi (CL) fino all’età di 18 anni. Si  laurea in architettura nel 1996 presso l’Università di Palermo. Durante gli anni degli studi universitari collabora con diversi testate (Giornale di Sicilia, La Sicilia, Stilos) come vignettista e illustratore. Dal 2000 al 2002 è Direttore Didattico e Docente di Storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti “Giorgio de Chirico” di Riesi. Dal 2002 si trasferisce definitivamente a Milano, dove attualmente vive, per dedicarsi esclusivamente all’attività di pittore e insegnante.

La prima volta che il lavoro pittorico di Giuseppe Veneziano viene notato in ambito nazionale risale al 2004 in occasione della mostra dal titolo “In-Visi” curata dallo scrittore Andrea G. Pinketts presso il locale “Le trottoir”. Tra le opere esposte è presente anche un ritratto gigante di Osama Bin Laden. Ma l’opera che fece più discutere fu un ritratto dell’artista Maurizio Cattelan con un cappio al collo. Veneziano appese l’opera all’albero dove un mese prima l’artista padovano aveva appeso tre bambini fantoccio. I due ritratti dipinti di Bin Laden e Maurizio Cattelan furono pubblicate in copertina su “FLASH ART”.

Nel 2006 Veneziano fa di nuovo parlare di sé in occasione della mostra “American Beauty” presso la prestigiosa e storica galleria “Luciano Inga Pin” in Milano. Fra le opere presenti viene esposto anche un quadro che raffigura la famosa scrittrice Oriana Fallaci decapitata. Il titolo dell’opera è “Occidente, Occidente”. Secondo gli intenti dell’artista quella raffigurazione voleva essere una riflessione sul clima di paura che viveva l’Europa dopo l’11 settembre e le stragi di Madrid e Londra. Nei giorni di apertura della mostra sia i media nazionali che internazionali diedero la notizia, aprendo un dibattito in cui intervennero: il Premio Nobel Dario Fò, il Ministro Roberto Calderoli, il fotografo Oliviero Toscani; i giornalisti: Lucia Annunziata (editoriale sulla “Stampa”) e Renato Farina (editoriale su “Libero”); i noti critici d’arte: Flavio Caroli e Philippe Daverio. La stessa Oriana Fallaci, indignata, scrisse diversi articoli chiedendo giustizia e invitando i giudici a processare l’artista; ne parlò anche in un articolo su “The New Yorker”. Molti Blog americani  accusarono l’Europa di un sentimento anti-americano prendendo come spunto la mostra di Giuseppe Veneziano.

Nel 2007 partecipa alla VI Biennale di San Pietroburgo dove viene premiato; nel 2008 è tra i venti artisti invitati a rappresentare l’ltalia alla mostra “Artâthlos” in occasione dei XXXIX Giochi Olimpici di Pechino; nel 2009 partecipa alla IV Biennale di Praga;

Nel 2009 un altro quadro dell’artista siciliano dal titolo “Novecento” cattura l’interesse del pubblico e dei media. L’opera è una riflessione sul rapporto tra sesso e potere. Vengono rappresentati alcuni protagonisti della storia politica del novecento (Hitler, Stalin, Mussolini, Berlusconi) in atteggiamenti lasivi con eroine dei fumetti e porno star. L’opera è stata battezzata dalla stampa “L’orgia del Cavaliere”. Nell’enorme quadro, in primo piano, si vede Berlusconi a letto con Cicciolina. Il quadro è stato esposto due mesi prima che scoppiassero gli scandali dei festini nelle residenze di Silvio Berlusconi. L’opera è stata pubblicata anche in copertina del libro di Paolo Guzzanti “Mignottocrazia”.  Nello stesso anno in occasione della Fiera d’arte di Verona viene esposta l’opera “La madonna del Terzo Reich”. Il quadro rappresentata la rivisitazione di una madonna di Raffaello (Madonna Cowper) con un baby Hitler in braccio.  Il quadro viene censurato riportando il nome dell’artista siciliano di nuovo sotto i riflettori dei media nazionali e internazionali. Sia il Sindaco, il Vescovo e il Rabbino della comunità ebraica di Verona ne hanno chiesto la rimozione. Dopo la censura del quadro, Veneziano attiva una protesta rivendicando la propria libertà d’espressione, proprio sotto la parete bianca dove prima  era esposto il quadro, a dare sostegno all’artista interviene anche lo scrittore Aldo Busi.

L’opera viene di nuovo esposta in occasione della mostra antologica di Giuseppe Veneziano dal titolo “Zeitgest” nel luglio del 2010 a Pietrasanta (LU). Anche in quella occasione scatenò le proteste del Parroco locale. Il comune di Pietrasanta ritira, prima dell’inaugurazione, il patrocinio e impone che l’immagine dell’opera non sia diffusa, anche se i manifesti erano già stati affissi. Il Sindaco di Pietrasanta si dissocia dalla mostra ma non la chiude, nonostante le ripetute pressioni del Vescovo di Lucca. L’arcivescovo di Pisa pubblica in tutte le chiese della Versilia una lettera dove bandisce la mostra di Veneziano. In difesa dell’artista intervengono diversi intellettuali tra cui Vittorio Sgarbi, Giampiero Mughini, Andrea G. Pinketts, etc. La mostra rimane aperta riscuotendo molto successo e annoverando quasi 10.000 visite. Durante la mostra l’opera viene notata dal gallerista Stefano Contini che la compra per inserirla nella sua prestigiosa collezione personale. Inoltre propone all’artista di entrare a far parte della scuderia degli artisti della propria Galleria.

Nel 2011 Vittorio Sgarbi lo invita a partecipare al Padiglione Italia della 54 Biennale di Venezia. Nella prestigiosa esposizione lagunare l’artista espone un’opera dal titolo: “Solitamente vesto Prada”. Il dipinto viene notato dagli stilisti Dolce&Gabbana che gli commissionano due nuove opere per la loro collezione. Nel 2012 Ivan Quaroni lo seleziona tra i 60 artisti italiani che partecipano alla Biennale Italia-Cina. Nel 2016 una sua opera è entrata a far parte della collezione permanente del Museo MACS di Catania. Nello stesso anno inizia a insegnare all’Accademia di Belle Arti “Aldo Galli” di Como.

Nel 2017 partecipa alla “Design Week” di Milano con una scultura in marmo statuario di Carrara dal titolo “White Slave”, in cui viene rappresentata una sexi biancaneve seduta su una sedia “Panton” con le mani legate. L’opera viene esposta nei prestigiosi spazi di Palazzo Crespi e riscuote molto successo, circa 17.000 visite in 5 giorni. Nello stesso anno inizia una collaborazione con la Galleria “Kroinsben” di Monaco di Baviera.

Nel 2019 inaugura due personali a cura di Ivan Quaroni a Massa al Palazzo Ducale e a Seravezza al Palazzo Mediceo.

Dalla critica e dalle riviste di settore è riconosciuto come uno dei massimi esponenti della “New Pop italiana e internazionale ” e del gruppo “Italian Newbrow”.

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Scheda tecnica:

Titolo FANTASY
A cura di Aurelio Pes
Artista Giuseppe Veneziano
Genere Pittura / Scultura
Numero opere 50
Periodo dal 9 Marzo al 5 Maggio 2019
Inaugurazione 8 Marzo 2019,  ore 18:00
Promossa da Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana
Ideata e prodotta da Miliza Rodic
Progettazione e allestimento Polo Museale regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo, Museo Riso

 

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