LA MACCHINA DEI SOGNI – L’ALTRA FACCIA DELLA LUNA
La Macchina dei Sogni – Trentaseiesima edizione
L’altra faccia della luna
Palermo/Terrasini 19 luglio – 4 agosto 2019
Museo d’Arte Contemporanea di Palazzo Riso
Palazzo d’Aumale
Teatro dei Pupi di Mimmo Cuticchio
Il 20 luglio 1969 il primo essere umano metteva piede sulla Luna.
«Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità»,disse l’astronauta Neil Amstrong ricordando quella esperienza. Quel giorno si concretizzava un sogno che l’uomo aveva coltivato da lungo tempo e che fino ad allora era considerato materia per libri e film di fantascienza: la conquista di un altro pianeta, l’avventura più grande del secolo, un evento che tutti poterono condividere in diretta TV dalle proprie case, minuto per minuto, attraverso le azioni dei protagonisti e i commenti dei giornalisti che si ritrovarono a raccontare un episodio destinato a cambiare la storia dell’umanità.
La Luna è sempre stata la protagonista indiscussa della volta celeste. Piena e luminosa come un faro o sottile come una falce, ha ispirato l’immaginazione di poeti, drammaturghi e scrittori di ogni epoca. E sebbene l’uomo l’abbia raggiunta, esplorata e documentata con fotografie e filmati, questo non ha sminuito la sua valenza simbolica, né ha compromesso la sua bellezza formale o impoverito la sua potenzialità poetica. La Luna rimane ancora oggi “un astro narrante”, una presenza amica e consolatrice, che oltre alle maree condiziona i nostri umori e la nostra immaginazione.
Il significato letterale di Luna è legato alla luce, alla brillantezza che la caratterizza. Intorno a lei sono nati miti e leggende. C’è chi la considera responsabile dei buoni raccolti, chi sostiene che la sua rotazione influisca sulla fertilità femminile, molti la considerano capace di scatenare i nostri istinti più nascosti, per non parlare di chi organizza convegni per “dimostrare” che l’allunaggio non sarebbe stato altro che una montatura cinematografica.
Comunque sia, non vi è poeta che non abbia contemplato la Luna con animo placido e sereno o che non si sia rivolto ad essa con inquietudine e smarrimento, descrivendo paesaggi tanto irreali quanto suggestivi. Ludovico Ariosto le ha dedicato un intero canto del Furioso, descrivendo il viaggio del paladino Astolfo, al quale è assegnato il compito di recuperare il senno del cugino Orlando “nel mondo delle cose perdute”. In un paesaggio simile a quello terrestre, il grande poeta amplifica la portata metaforica della Luna, dove si può trovare «ciò che si perde, o per colpa nostra, o per colpa del tempo o della sorte […] le lacrime e le sofferenze degli amanti, il tempo sprecato che si dilapida nel gioco, e l’ozio interminabile degli ignoranti, i progetti irrealizzati che non hanno mai luogo».
Nella vita di tutti i giorni, non vi è chi non l’abbia contemplata almeno una volta, affidandole le proprie speranze, i propri pensieri, in un dialogo tanto intenso quanto muto.
Sia nel mondo occidentale che in quello orientale la Luna è riconosciuta come il simbolo femminile di un infinito processo di rigenerazione, perché essa muore e rinasce continuamente.
Nei miti greci la dea Selene è la personificazione della Luna piena, Artemide della Luna crescente, Ecate della Luna calante, Perseide della Luna nuova, mentre Iside rappresenta la Luna per gli Egizi.
Nel riflettere la luce del Sole, la Luna rappresenta un temperamento ricettivo, di accoglimento, esprime al massimo le caratteristiche di maternità e, con le sue fasi, il senso del ritmo e del tempo. Insomma la Luna è l’archetipo del femminile. Per questo motivo, diversi spettacoli del Festival saranno dedicati alla donna, alla sua forza, alla sua fragilità.
Le collaborazioni e i contributi al programma, come di consueto, saranno diversi: artisti, maestranze, studiosi, letterati e istituzioni prestigiose, come Rai – Radio 3 che, proprio nella notte del 20 luglio, proporrà il progetto speciale sui poeti La notte che l’uomo, curato da Maria Grazia Calandrone.
Radio 3 ha invitato alcuni tra i maggiori poeti contemporanei ad indirizzare la loro fantasia sul rapporto tra la Terra e la Luna, per esplorare un rapporto che ha ancora tanto da offrirci, oppure a raccontare la propria esperienza di quel 20 luglio di cinquant’anni fa. L’anniversario dell’allunaggio ci consente di unire scienza, immaginazione, intuizione e memoria per comprendere e verificare cosa prova chi ha dedicato la propria vita a scrivere versi, ponendoli a confronto con gli slanci diversi, ma altrettanto inarrestabili, di scienziati e astronauti che desiderano spingere il proprio corpo oltre i confini concreti del tempo e dello spazio. Ci consente anche di esplorare la coincidenza o le divergenze fra l’intuizione dei poeti e la scienza, di capire se davvero scienza e poesia siano due forme gemelle della medesima conoscenza e ancora di indagare come risuonino i grandi fenomeni nell’esperienza biografica e biologica di un microcosmo che compone versi.
A questo progetto si affiancherà quello di Lara Albanese, astrofisica, scrittrice e consulente nel campo dell’educazione scientifica. Il progetto, intitolato Terra chiama Luna, comprenderà una conferenza spettacolo sul Cielo di Gianni Rodari e la tavola rotonda La Luna fra scienza e letteratura, alla quale parteciperà, tra gli altri, lo scrittore Ermanno Cavazzoni, autore del Poema dei lunatici dal quale Federico Fellini ha tratto il suo film La voce della luna.
Il festival proporrà anche con una sezione dedicata alle mostre e alle installazioni.
I due atri del Museo d’Arte contemporanea di Palazzo Riso accoglieranno un’opera site specific di Roberta Barraja ispirata alla Luna e realizzata con tessuti e fibre trattati. Un’installazione nella quale ambiente, arte e natura sono legati insieme ed evidenziati dalle lamelle di metallo e gobos che modellano la luce dei sagomatori; gli effetti luminosi richiamano alla memoria le lastre colorate delle lanterne magiche.
Particolare attenzione sarà data al laboratorio rivolto ai bambini dai 6 ai 10 anni, che si propone di avvicinare i piccoli all’espressione creativa attraverso le marionette e il gioco della narrazione, stimolando l’espressività e la molteplicità dei linguaggi che ciascun bambino, a suo modo, potrà liberamente manifestare. Il laboratorio permetterà ai bambini di manipolare creativamente materiali diversi, di acquisire la consapevolezza del proprio “saper fare”, accrescendo in tal senso la propria autostima.
Le date:
19, 20, 21 Luglio Palermo – Museo Riso
26, 27, 28 Luglio Terrasini – Palazzo d’Aumale
2, 3, 4 Agosto Palermo – Teatro dei Pupi
Le compagnie e gli artisti:
Bululu théâtre (Spagna) – Piccole storie senza parole
I burattini di Mattia (Bologna) – Fagiolino e Sganapino garibaldini
Associazione Alf Leila (Palermo) – La storia di Astolfo che si sdoppia
Teatro degli spiriti (Palermo) – Boako, la burattina che divenne luna
Figli d’Arte Cuticchio – Giacomo Cuticchio Ensemble (Palermo) – Medusa
Silvia Diomelli (Pisa) – Soul Wood – Incontro fra cielo e terra con i fili
Bruno Leone – Casa delle guarattelle (Napoli) – Pulcinella di ritorno dalla luna
Yousif Latif Jaralla (Palermo) – L’anno della mosca
Giorgio Gabrielli
Pantaleo Annese
Teatro Tages
Gruppi folk (Sciacca, Castelbuono, Messina) – Le antiche serenate notturne
Compagnia Figli d’Arte Cuticchio – Viaggio di Astolfo sulla luna
Calendario:
Palermo – Museo Palazzo Riso
Venerdì 19 luglio
ore 18,00 Bruno Leone (Napoli) Pulcinella di ritorno dalla luna
ore 21,00 Le antiche serenate notturne (Sciacca) Serenata
ore 21,30 Bululu Theatre (Argentina) Piccole storie senza parole
ore 22,30 Yousef Latif Jaralla (Irak) L’anno della mosca
Sabato 20 luglio
ore 18,00 Silvia Diomelli (Pisa) Soul Wood – Incontro fra cielo e terra con i fili
ore 19,00 Tomas Jelinek (Firenze) Uomo tra le stelle
ore 21,00 Cialoma (Palermo) Serenata
ore 21,30 Tony Zafra (Spagna) Storie di lo e legno
ore 22,30 La notte che l’uomo – I poeti di Radio3 Maria Grazia Calandrone, Gabriele Frasca, Giovanna Marmo, Vincenzo Ostuni musiche dal vivo: Enzo e Lorenzo Mancuso
Domenica 21
18,00 Teatro degli Spiriti (Palermo) Boako, la burattina che divenne luna ore
19,00 Irene Vecchia (Napoli) La luna e Pulcinella ore
21,00 Lorimest (Castelbuono) Serenata ore
21,30 I burattini di Mattia (Reggio Emilia) Fagiolino e Sganapino garibaldini
22,30 La Luna di carta – Serata tra scienza e letteratura
con Lara Albanese, Stefano Catucci, Ermanno Cavazzoni in dialogo con Monica D’Onofrio
Venerdì 19, sabato 20, domenica 21 luglio – dalle ore 16,00 alle ore 18,00
C’è vita sulla luna?
Laboratorio per bambini a cura di Sara Cuticchio
Terrasini – Museo di Palazzo D’Aumale
Venerdì 26
ore 18,30 Pantaleo Annese (Molfetta) Pulcinella sulla luna
ore 21,30 Giacomo Cuticchio Ensemble (Palermo) Medusa
Sabato 27 luglio
Sabato 27
ore 18,30 Giorgio Gabrielli (Mantova) Le lune del saltimbanco
ore 21,30 Alf Leyla (Palermo) La storia di Astolfo che si sdoppia
Domenica 28
ore18,30 Teatro Tages (Cagliari) Il Fil’Armonico
ore 21,30 Giuseppe Di Bella Quartet (Enna) Fuddìa
Palermo – Teatro dei Pupi di Mimmo Cuticchio
Venerdì 2, sabato 3, domenica 4 agosto
ore 18,30 Figli D’Arte Cuticchio (Palermo) Il meraviglioso viaggio di Astolfo sulla luna
Venerdì 19 luglio
Gli spettacoli:
Casa Guarattelle
Pulcinella di ritorno dalla luna
di e con Bruno Leone
Uno spettacolo nel quale convivono fantasia, saggezza e comicità; qualità alle quali Bruno Leone, ultimo grande interprete dei canovacci classici di Pulcinella, ci ha ormai abituati.
La notizia che la Luna fosse abitata da strane creature alate si era diffusa dagli Stati Uniti in tutto il mondo, raggiungendo anche l’Italia. Una dettagliata versione della storia, originariamente raccontata dal “New York Sun”, è pubblicata a Napoli nel 1836. E così, perfino viene Pulcinella scomodato per occuparsi della faccenda. Il suo compito è quello di recarsi sulla Luna con lo scopo di accertarsi della veridicità delle stranezze che si raccontano:
S’io no lo bbevo
s’io non lo ttocco
io no lo credo
non mme lo mmocco!
Sulla Luna Pulcinella incontra strani esseri, i lunatici appunto, che sembrano vivere in uno specchio deformato della realtà. Nella loro stranezza e diversità, costoro prima lo spaventano ma poi lo inducono al riso mostrando l’aspetto ridicolo e paradossale delle nostre certezze. Di ritorno dal suo viaggio intergalattico, Pulcinella tiene una conferenza su questi strani esseri, smascherando le assurdità dei nostri pregiudizi e delle nostre cattive abitudini.
Bruno Leone apprende l’arte delle guarattelle da Nunzio Zampella, ultimo maestro guarattellaro napoletano, ed evita in tal modo la scomparsa di una tradizione che risale ai girovaghi e saltimbanchi medievali. L’arte delle guarattelle deve la sua vitalità alla capacità dei burattinai di coniugare memoria e attualità in un rapporto molto stretto col pubblico. Leone, che ha recuperato canovacci e tecniche di quest’arte, ha contribuito con efficacia alla ripresa di un genere teatrale molto importante per la storia della cultura napoletana ed europea. Lo spettacolo qui presentato è un esempio di come i canovacci antichi possano rivelare tutta la loro modernità e universalità, mischiando storie antiche e moderne. Pulcinella di ritorno dalla luna più che un semplice spettacolo deve considerarsi un incontro, una testimonianza della commedia dell’arte antica e moderna, un viaggio nel mondo meraviglioso delle guarattelle.
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Bululu Theatre
Piccole storie senza parole
di e con Horacio Peralta
Piccole storie senza parole è un condensato di amore e morte, un dramma ironico e fulminante che per un attimo ferma il respiro, fa chiudere gli occhi e volare l’anima. Una forma contemporanea di teatro di figura riletta dalla geniale personalità di Horacio Peralta, argentino di nascita, europeo per destino, francese d’adozione e attualmente abitante della Spagna. Peralta è un marionettista-intellettuale, laicamente innamorato del nuovo, spinto al mestiere dal filosofo e drammaturgo nicaraguese Chuchu Martinez, suo faro ispiratore.
Davanti agli occhi rapiti degli spettatori, mentre prendono corpo le evoluzioni dei sui personaggi, Peralta racconta tre storie minime, scene di vita vissuta trattate con il gusto del surreale; piccoli atti poetici dal sapore beckettiano intrisi di uno squisito gusto borgesiano, con uno occhio al periodo nero di Goya. Proprio dal grande pittore, Peralta ha tratto l’ispirazione per costruire le sue marionette, che rappresentano situazioni surreali nelle quali la poesia del teatro diventa metafora della vita.
Horacio Peralta manifesta la sua vocazione teatrale sin dall’infanzia, vissuta nel suo paese d’origine, l’Argentina. Il suo primo ruolo è quello di un burattino nel gruppo teatrale della propria scuola. Mentre frequenta l’università segue i primi corsi di teatro con prestigiosi maestri argentini come Alejandra Boero, Martin Adjemian, Norman Briski, Victor Bruno.
Dopo il servizio militare, negli anni ’70 inizia la sua attività professionale sia in Argentina che in Panama e in Costa Rica. In quegli anni realizza e anima anche burattini erotici nei bar universitari ottenendo un grande successo. Il generale Torrijos, presidente di Panama, gli affida una serie di spettacoli per le scuole. Nella metà degli anni ’70 si imbarca per l’Europa, fa tappa in Jugoslavia e nel 1978 è a Parigi dove fonda il Bululu Theater, con il quale diventa famoso e gira il mondo: Messico, Stati Uniti, Amsterdam, Losanna, Zurigo, Stoccolma, Friburgo, Roma, Madrid.
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L’anno della mosca
Di e con Yousif Latif Jaralla
L’anno della mosca racconta la storia di “Assla”, una donna separata con tre figli, il più piccolo dei quali è colpito dal tracoma che infestò la popolazione di Baghdad all’inizio degli anni ’60. La donna non lascia nulla di intentato per salvare gli occhi del suo piccolo: ospedali, medici privati, infine i guaritori. Ed è proprio uno di questi guaritori che le vende la ricetta di un unguento miracoloso, capace di ridare la vista al bambino se spalmato sugli occhi, tenuti poi bendati per sette giorni. Durante le notti, per tenere compagnia al suo piccolo, la donna gli racconta storie senza tempo di uomini straordinari, dotati di poteri sovrannaturali. Il settimo giorno la donna racconta lo strano sogno che l’uomo di Samarcanda fece a Gerusalemme…
Yousif Latif Jaralla
Narratore irachèno originario di Baghdad, pittore e videomaker, da anni si dedica allo studio e alla ricerca dell’oralità orientale, in particolar modo del modello narrativo e rituale sufi.
La sua spontaneità narrativa mediorientale si innesta nella cultura siciliana, dove la presenza araba costituisce ancora oggi un’eredità importante. Da questo incontro nasce una miscela espressiva originale, che sovverte regole e convenzioni della lingua italiana, in un gioco di sovrapposizioni di registri linguistici e piani narrativi diversi.
La costruzione sintattica e l’uso dei tempi verbali sono continuamente piegati alle esigenze della voce narrante, che sembra seguire un sotterraneo ritmo musicale alla maniera dell’oralità sufi, sottolineato dalle continue ripetizioni e da frequenti espressioni allitteranti.Questi adattamenti della lingua italiana sono quasi sempre funzionali alla narrazione, anzi ne costituiscono il collante emotivo ed espressivo, rendendola compatta e allo stesso tempo ricca di spunti creativi.
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SABATO 20 luglio
Soul Wood - Incontro fra cielo e terra con i fili
Di e con Silvia Diomelli
Uno spettacolo in miniatura che accompagna lo spettatore, al ritmo di musica, nel magico mondo delle marionette. Scolpite nel legno, dipinte e vestite, le marionette a filo si muovono in un piccolo ambiente costruito su misura per loro e nel quale incontrano i loro spettatori suonando, cantando, ballando, volteggiando per aria e facendo magie. In un’atmosfera incantata, attraverso i sinuosi movimenti di una trapezista indiana, scopriamo uno scrigno che racchiude una sorprendente apparizione. Poi è il momento dello Zio Tatì, che racconta con la musica e le bolle di sapone, e infine ecco Cirmola, un’accattivante e stravagante “signora”, che nell’intimità della sua sala da bagno esibisce tutto il suo virtuosismo canoro e ritmico suscitando la simpatia del pubblico.
Silvia Diomelli
Scopre il mondo delle marionette a 27 anni, dopo aver conseguito una laurea in pedagogia. L’incontro con Paolo Valenti e un corso intensivo sulla costruzione di marionette le spalancano un oceano nel quale si immerge come un pesce.
Comincia così la sua vita da artigiana del legno e prendono vita le sue prime creature. Altri incontri, come quelli con Taller di Pepe Otal a Barcellona ed Helena Millam a Saragozza, le danno la possibilità di lavorare con professionisti. Queste esperienze le permettono di mettere a frutto anni di sacrifici e così, tornata in Italia, nasce il suo primo spettacolo, Insoliti Sospetti Show, un cabaret di marionette a filo nel quale prendono vita i suoi primi personaggi con i quali parteciperà a diversi festival di teatro di figura in Italia e in Europa.
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Uomo tra le stelle
Di e con Tomas Jelinek
Il 15 febbraio del 1961, quando Tomas Jelinek frequentava la prima elementare, il sole spariva in una eclissi totale. Un evento unico nel XX secolo. Qualche settimana dopo i bambini tornarono a guardare il cielo col nasino all’insù: era il 12 di aprile, Jurij Alexejevic Gagarin, maggiore della aviazione della Armata rossa, sfidava la forza di gravità facendo un giro intorno alla Terra.
Da quel giorno Jelinek non sognava altro che diventare cosmonauta. Si allenava con autentiche attrezzature per i piloti militari, perché suo padre volava con i leggendari Mig 15. Come Gagarin mangiava noccioline salate e latte condensato, perché suo nonno gli aveva detto che quello era il nutrimento degli astronauti nello spazio. Poi arrivò il 20 luglio del 1969, lo sbarco sulla Luna. Nel suo spettacolo Jelinek metterà in fila i suoi ricordi, i desideri, le sensazioni provate durante questi tre eventi così diversi, ma così vividi nella sua mente. Lo spettacolo utilizzerà oggetti e giocatoli d’epoca, le indimenticabili registrazioni delle comunicazioni tra gli astronauti e i centri di comando.
Tomas Jelinekartista di origine boema ebraica, dopo la laurea presso l’Accademia delle Arti Musicali di Praga, lavora presso i teatri professionali della Cecoslovacchia a Plzen e a Liberec fino al 1981. Subito dopo emigra in Italia e raggiunge Firenze, dove vive tuttora. In Italia ha continuato ad esercitare la professione di teatrante, principalmente come burattinaio; ha presentato i suoi spettacoli in Europa, Nord Africa e Israele ricevendo anche importanti riconoscimenti dai festival del settore.
Jelinek traduce la cultura ebraica nel linguaggio fantasioso ed evocativo dei burattini.
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Storie di filo e legno
Di e con Tony Zafra
Si compone di otto numeri per solista nei quali il manovratore agisce “a vista”, svelando le tecniche e i segreti custoditi gelosamente dai marionettisti.I temi e la forma dei diversi numeri fanno di Storie di filo e legno uno spettacolo semplice, che alterna momenti di poesia e di intrattenimento adatti ad ogni tipo di pubblico. I piccoli personaggi raccontano le loro storie esprimendosi col linguaggio poetico del movimento.
Il mito di Lilith si perde nella notte dei tempi, la sua presenza al fianco di Adamo precede quella di Eva. Nelle diverse tradizioni, Lilith incarna il mito della creazione, della vita e della fecondità ma anche gli aspetti negativi del femminile. Associata al culto della Luna Nera, Lilith è una figura sovversiva, il suo viaggio è una danza, che ci fa diventare tutti un po’ funamboli, alla ricerca di un pensiero trasgressivo, di una verità alternativa che supera le apparenze.
Toni Zafra
Nel 1980 Zafra entra alla Scuola Superiore d’Arte Drammatica dell’Istituto del Teatro di Barcellona.Fino al 1984 studia nel gruppo Marionetes de Barcelona con Harry Vernon Tozer.
Acquisisce una formazione completa sia nel campo della costruzione delle marionette, sia nella interpretazione dei personaggi. Grazie a Tozer, che gli mette a disposizione il suo laboratorio e la sua esperienza, Toni Zafra realizza il suo primo spettacolo, Qvàntvm, e via via tutti gli altri. Attualmente, l’attività della Compagnia si divide tra la creazione di nuovi spettacoli e l’insegnamento presso il laboratorio-scuola “Ars Marionetistica” di Barcellona, dove porta avanti l’arduo compito di diffondere l’interesse per un’arte millenaria ma, purtroppo, sempre a rischio di estinzione.
DOMENICA 21
Boako, la burattina che divenne lun
tratto da una leggenda burundese
di Salvino Calatabiano
burattini Vito Bartucca
burattinaio Salvino Calatabiano
narratore Vito Bartucca
Nella notte dei tempi, in un piccolo villaggio dell’Africa, vive una ragazzina di nome Boako, amata da tutti per i suoi modi gentili e i suoi occhi fulgidi e dolci. Nel piccolo villaggio la notte trascorre serenamente, fino a quando un esercito senza nome e senza volto, assale la piccola comunità uccidendo uomini, donne, bambini e animali, saccheggiando e devastando tutto ciò che incontra.
Un dio molto potente dà a Boako la possibilità di salvare la sua gente ma a condizione che doni il suo corpo al firmamento. Il suo sacrificio sarà ricompensato e la pace tornerà a regnare nel villaggio. Da quella notte e per sempre un astro luminoso illumina le tenebre, quell’astro che oggi chiamiamo Luna essendoci dimenticati di Boako.
Teatro degli Spiriti nasce ufficialmente nel dicembre 2009 ma il suo percorso artistico comincia nel 2005. I burattini e la ricerca nel teatro di figura sono i due rami sui quali Vito Bartucca e Salvino Calatabiano creano un mondo parallelo, nel quale sogno e realtà si mescolano; un mondo in cui burattini e uomini interagiscono tra loro. Il recupero della memoria attraverso i racconti orali si unisce al repertorio delle fiabe più note, intrecciando storie di amori, di tradimenti, di intrighi e di salvezze. Storie sacre che diventano il pretesto per raccontare l’uomo e interpretare la realtà.
La compagnia collabora con il Piccolo Teatro Patafisico, uno spazio creativo e polivalente all’interno del quale garantisce una stagione di spettacoli per i bambini.
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La Luna e Pulcinella
di e con Irene vecchia
In seguito all’ennesimo sopruso subito, tutte le donne della terra emigrano sulla Luna. Pulcinella, per non perdere la sua amata Teresina, con un sotterfugio tenta di raggiungerla.
Lo spettacolo utilizza il repertorio delle guarattelle per mettere in scena con fantasia e ironia le difficili relazioni tra l’universo maschile e quello femminile, indicando in Pulcinella un esempio di armonia degli opposti.
Irene Vecchia è allieva dei maestri della scuola napoletana di guarattelle, lavora con i burattini dal 2000 e presenta i suoi spettacoli a Napoli, in Italia e nel mondo, collaborando con festival, teatri e istituti italiani di cultura all’estero. Ha lavorato in Canada, Brasile, Portogallo, Spagna, Francia, Inghilterra, Germania, Austria, Polonia, Svezia, Ungheria, Libano. Conduce laboratori per operatori del teatro e per bambini e si occupa di attività a sfondo socio-pedagogico. Progetta e costruisce i burattini in legno e tutto ciò che occorre per i suoi spettacoli.
È autrice, con Gyula Molnàr, di Un caso cromosomico, assolo per attrice di teatro d’oggetti. Nel 2016 ha collaborato come “ombrista” con il Teatro Stabile di Napoli per la produzione di Donna Lionora.
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Fagiolino e Sganapino garibaldini
Anche Fagiolino e Sganapino, le due tradizionali maschere bolognesi, hanno dato un contributo all’Unità d’Italia. Partiti da Bologna al seguito di Garibaldi, squattrinati e senza lavoro, i nostri eroi si sono messi in marcia animati da spirito patriottico (e anche dall’idea di guadagnare un po’ di denaro per tirare avanti). Al seguito dell’Eroe dei Due Mondi, le “maschere” della tradizione bolognese ne combinano di cotte e di crude. Garibaldini strampalati, si trovano ad affrontare situazioni inattese e complicate e tuttavia si guadagneranno un posto negli eventi altalenanti della Storia.
I burattini di Mattia
Mattia Zecchi è uno dei più bravi e applauditi burattinai di ultima generazione. La sua passione per il teatro dei burattini nasce prestissimo: all’età di 8 anni presenta al pubblico il suo primo spettacolo. Nel 2005, all’età di 15 anni, decide di fondare la propria compagnia “I Burattini di Mattia”.
Osservando i grandi maestri della tradizione bolognese – Romano Danielli e Marco Iaboli e William Melloni della “Compagnia del Pavaglione” – apprende tutto: dalla drammaturgia alla tecnica, dalla recitazione alla messa in scena.
Fagiolino e Sganapino sono i protagonisti di tutti i suoi spettacoli, insieme alle maschere della tradizione emiliana e quelle della Commedia dell’Arte. I suoi spettacoli coinvolgono grandi e piccoli spettatori.
Serenate al chiaro di luna
Un tempo le serenate erano delle vere e proprie dichiarazioni d’amore, si facevano dinanzi a una finestra o sotto un balcone. Se poi, durante la serenata, la luna rivelava il proprio candore e la propria bellezza nel cielo siciliano, si raggiungeva la perfezione. Se l’amata si affacciava alla finestra, l’amore era corrisposto, diversamente la luce rimaneva spenta con grande delusione del giovane che aveva coinvolto amici, cantori e musicisti.
Cielo D’Alcamo e Antonio Veneziano scrissero molte serenate, raccolte da autorevoli antropologi come Giuseppe Pitrè e Salomone Marino.
Questa bella tradizione sopravvisse fino ai primi anni ’60 del Novecento, poi con l’avvento della televisione, venne archiviata e dimenticata insieme ad altre vecchie usanze.
Può capitare ancora di imbattersi in una serenata nelle regioni del Sud Italia, soprattutto nei paesini dove la vita trascorre in un contesto meno frenetico della città, magari qualche giorno prima di un matrimonio.
Di queste tradizioni resta molto e tanto ancora può essere recuperato, l’entusiasmo dei gruppi che qui presentiamo lo testimoniano per intero.
Associazione Le antiche serenate notturne (Sciacca)
Il gruppo nasce a Sciacca nel giugno 2005 ma si costituisce in Associazione nel 2010. La sua ricerca musicale, e in particolare quella sulle antiche serenate, ha destato l’interesse dei saccensi, che hanno riscoperto la bellezza del canto siciliano e l’amore per la musica tradizionale.
Bidduzza affacciati, Nedda, Nicuzza, Luna di ‘ncielu sono alcuni tra i più bei canti dedicati all’amore, al mare e alla terra.
Il gruppo ha rappresentato la cultura saccense e agrigentina in molti festival nazionali ed internazionali del folclore. Nel gennaio 2013 ha pubblicato il suo primo album dal titolo Dedicato a un Angelo.
Cialoma (Palermo)
Tradizioni popolari, amore, passione e storia. La compagnia Cialoma, con i canti, le danze, i riti, le leggende riesce a dare un’immagine della Sicilia e della vita del popolo siciliano. Le radici, la ricerca e le antiche tradizioni guidano il lavoro del gruppo.
Cialoma ha uno stile definito che coinvolge ed emoziona.
Il nome di Cialoma è da sempre legato al Festino di Santa Rosalia. La compagnia ha riportato in scena la profonda cultura religiosa legata “Triunfi”. Una tradizione iniziata tra il ‘600 e il ‘700 dove i cantori ciechi e gli strumentisti esibirsi davanti alle edicole votive tra i vicoli della città storica di Palermo.
Associazione Culturale Lorimest (Castelbuono)
L’Associazione Culturale Lorimest è nata a Castelbuono nel 1980 con il proposito di recuperare la tradizione musicale siciliana. Ha curato per anni la ricerca e la registrazione dal vivo di canti e musiche popolari, soprattutto nel territorio delle Madonie, salvando dall’oblio molti canti sopravvissuti soltanto nella memoria degli anziani.
I brani raccolti si distinguono in canti legati al ciclo della vita dell’uomo e canti legati al ciclo dell’anno e alle feste religiose. Sia gli uni che gli altri sono stati arrangiati senza tradire le originali cadenze e i suoni tradizionali.
Nel 1985 il gruppo ha inciso il suo primo disco dal titolo Un cucciddu di…, che raccoglie pezzi tradizionali e altri di nuova composizione. Numerose sono le tournée in Italia e all’estero, gli scambi culturali e i gemellaggi con le comunità italiane presenti in tutto il mondo.
La notte che l’uomo
«Andammo sulla luna come tecnici, tornammo come filantropi», scrive Edgar Mitchell, astronauta della missione Apollo 14, di due anni successiva a quella della quale festeggiamo il cinquantenario. Avrebbe potuto scrivere «tornammo come poeti», instaurando una coincidenza verosimile tra amore verso gli uomini e poesia, se è vero che la poesia rivela i legami segreti tra cosa e cosa e anche tra microcosmo e macrocosmo.
In questo caso, vedremo sulla scena de La Macchina dei Sogni quattro microcosmi umani scriventi e parlanti di altri microcosmi che hanno attraversato il macrocosmo per arrivare sulla luna vera, dove quei quattro sono arrivati “soltanto” con lo studio e la fantasia.
Insieme ai poeti, i fratelli Mancuso lanceranno nello spazio tra i corpi presenti il legante di note e voci terrestri, per costruire uno spettacolo che vuol essere impasto di arti e scienza.
Il tempo passa e la luna rimane.
Insieme alla luna, rimangono le voci, la poesia, la musica. A fare il mondo più grande.
Gabriele Frasca (Napoli, 1957) è poeta, romanziere, traduttore e saggista. Per quanto riguarda la produzione in versi (Mire), ha pubblicato le raccolte Rame (Corpo 10, 1984), Lime (Einaudi, 1995), Rive (Einaudi, 2001) e Rimi (Einaudi, 2013), nonché le raccolte Prime. Poesie scelte 1977-2007 (Luca Sossella, 2007) e Lame. Rame + Lime seguite da Quarantena e Versi rispersi (L’Orma, 2016). Con il consort multipoetico ResiDante ha licenziato il cd Il fronte interno (Luca Sossella, 2003) e il dvd Nei molti mondi (Luca Sossella, 2014).
Giovanna Marmo (Napoli, 1966), poetessa e scrittrice, è presente con le sue opere in diverse antologie e riviste. Tradotta in francese, inglese, tedesco, catalano, russo, serbo, spagnolo, portoghese. Ha pubblicato Poesie (Studiozeta, 1998), Fata morta (Edizioni d’if, 2006), Occhio da cui tutto ride (No Reply, 2009), Lunghe piogge (Ogopogo, 2010), La testa capovolta (Edizioni d’if, 2012), Oltre i titoli di coda (Aragno, 2015) e il CD audio Sex in Legoland (Derive Approdi, 2002). Nel 2005 ha vinto il Premio Delfini e nel 2007 la rassegna Fuori luogo (premio per monologo teatrale). Ha partecipato a numerosi festival e reading di poesia in Italia e all’estero. Ha collaborato con musicisti (testi e performance con Le Loup Garou e Nino Bruno e le otto tracce).
Maria Grazia Calandrone è poetessa, scrittrice, giornalista, drammaturga, autrice e conduttrice Rai (ultimo ciclo realizzato: “Poesia in technicolor”), scrive per il “Corriere della Sera” ed è regista per “Corriere TV” dei videoreportage sull’accoglienza ai migranti “I volontari” e “Viaggio in una guerra non finita” su Sarajevo. Tiene laboratori di poesia in scuole pubbliche, carceri, DSM. Ha ricevuto i premi Montale, Pasolini, Trivio, Europa, Dessì e Napoli per la poesia. Tra i suoi ultimi libri pubblicati: Serie fossile (Crocetti, 2015 – Rosa Viareggio), Gli Scomparsi – Storie da “Chi l’ha visto?” (Pordenonelegge, 2016), Il bene morale (Crocetti, 2017), Per voce sola, raccolta di monologhi teatrali, disegni e fotografie, con cd di Sonia Bergamasco, Fossils (SurVision, Ireland 2018) e l’antologia araba La luce del giorno (al-Mutawassit, Damasco 2019). Porta in scena i videoconcerti Senza bagaglio e Corpo reale. Sue sillogi compaiono in antologie e riviste di numerosi paesi.
Vincenzo Ostuni vive a Roma, dove è nato nel 1970. Redattore di Minimum Fax, editor di saggistica e direttore editoriale di Fazi, dal 2008 lavora per Ponte alle Grazie come editor di saggistica e narrativa. Negli anni Novanta ha fondato il Laboratorio Aperto di Ricerca Poetica e ha fatto parte della redazione della rivista “Dàrsena”. Nel 2004 ha pubblicato Faldone zero-otto (Oèdipus); nel 2009 è stato fra i vincitori del Premio Delfini. Faldone zero-venti è uscito per Ponte Sisto nel 2012.
Ha curato Poeti degli anni Zero, che antologizza tredici autori contemporanei (“L’Illuminista”, n. 30 del 2010; nel 2011 ristampato in volume dall’editore Ponte Sisto). È stato fra gli animatori della rassegna di letteratura ESCargot, tra i fautori di Generazione TQ e redattore del “Caffè illustrato”. Ha fatto parte del collettivo C17, che ha realizzato l’omonima conferenza di Roma sul comunismo.
Enzo e Lorenzo Mancuso
Nati a Sutera in provincia di Caltanissetta, intorno alla metà degli anni ‘70 emigrano a Londra dove risiedono per otto anni lavorando in diverse fabbriche metalmeccaniche. In quegli anni, a contatto con circoli culturali e teatri, iniziano a ricomporre i frammenti del patrimonio musicale della loro terra. Ritornati in Italia nel 1981, si stabiliscono in Umbria, a Città della Pieve dove risiedono attualmente. In poco più di trent’anni Enzo e Lorenzo Mancuso, hanno attraversato mondi in apparenza inconciliabili, i sentieri sperduti di Sutera e le lontane periferie industriali del nord Europa. Hanno appreso la lingua del ricordo come il naufrago impara a nuotare, annullando, in questo modo, ogni distanza che estrania la quotidiana esistenza dal sentimento della propria appartenenza. Hanno iniziato a cantare quasi senza accorgersene e hanno continuato a farlo anche quando, abbandonate le nebbie londinesi, sono riemigrati in Italia, inseguendo un canto ideale, intimo, essenziale, semplice e necessario come un bisogno primario. Con questa ‘virtuosa inconsapevolezza’ hanno cantato nei teatri e nelle piazze, in Italia e all’estero e offerto il segno del loro mondo sensibile. Numerosissimi sono i premi e i riconoscimenti che hanno ottenuto in Italia e nel mondo.
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C’è Vita sulla luna laboratorio creativo diretto da Sara Cuticchio
Lo sapevate che sulla Luna dimorano i sogni più segreti di tutti i bimbi del mondo? Lì si raccolgono in attesa che qualcuno vada a riprenderseli.
C’è Vita sulla luna è un laboratorio rivolto ai bambini dai 6 ai 10 anni, pensato per avvicinarli con leggerezza alle marionette e al gioco della narrazione.
È un’occasione che permetterà ai bambini di maneggiare creativamente materiali differenti: carta, stoffe, colla, colori, sollecitando le loro abilità manuali e la fantasia.
Il percorso, condotto da Sara Cuticchio, si svolgerà nell’arco di tre incontri di due ore ciascuno, in una dinamica di gruppo. Ai bambini sarà data la possibilità di inventare una storia che ha come protagonista la Luna e di metterla in scena con l’utilizzo delle marionette di cartapesta, che nel frattempo avranno costruito. La rappresentazione teatrale finale sarà l’occasione per descrivere i loro sentimenti più profondi, portati alla luce attraverso la creazione e l’animazione del proprio personaggio. Al termine del laboratorio ciascun bambino porterà con sé la propria marionetta.
Sara Cuticchio, psicoterapeuta, nasce a Palermo nel 1986 ed è figlia d’arte. Con il teatro di famiglia partecipa a molte tournée teatrali in Italia e all’estero. Dopo essersi trasferita a Padova per intraprendere gli studi di psicologia, diventa Psicologa Clinica e Psicoterapeuta. Nascere e crescere in una famiglia d’Arte le ha permesso di ereditare un bagaglio di conoscenze e competenze artistiche che ha potuto utilizzare nel lavoro clinico con i bambini, dando vita a “La Terapia dei Pupi”. Attualmente esercita la libera professione come Psicoterapeuta individuale e di gruppo a Padova e conduce laboratori artistici e terapeutici per bambini in età preadolescenziale.
Palazzo D’Aumale 26
Pulcinella sulla luna
Dopo anni di teatro delle guarattelle, passati ad affrontare guappi, cani e brutte facce, Pulcinella si è stancato delle mille zuffe e decide, anche per via di una promessa fatta alla sua innamorata, di ritirarsi in campagna, lontano da tutto e da tutti. Lontano soprattutto dalla gente che ha sempre difeso, a suon di bastonate, dai prepotenti e dalle ingiustizie. Il suo bastone ora diventa un fardello, che non vuole più portare con sé, così decide di lanciarlo lontano: sulla Luna.
L’assenza di Pulcinella, però, si fa subito sentire: il popolo, abbandonato a sé stesso, è stretto nella morsa del potere che lo affama senza scrupoli. Riuscirà il nostro eroe a restare indifferente?
Il Carro dei Comici di Molfetta
Pantaleo Annese, attore, burattinaio e musicista, si forma teatralmente con maestri come Ugo Rubini, Flavio Albanese e Ferruccio Soleri, con i quali studia e approfondisce la commedia goldoniana e la Commedia dell’arte, e con Andrea Buscemi, con il quale lavora sui classici e sulle commedie di Molière. La sua attività di burattinaio comincia nel 2008, dopo essersi formato alla Scuola Internazionale di Burattinai e Pupari. Con Bruno Leone approfondisce lo studio delle guarattelle. Attualmente collabora con La Compagnia Teatrale Il Carro dei Comici di Molfetta, una delle realtà di teatro di figura più affermate e attive del panorama nazionale.
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Associazione Figli d’Arte Cuticchio
Medusa
tragedia in musica
messa in scena e regia: Mimmo Cuticchio
musica Giacomo Cuticchio
libretto Luca Ferracane
personaggi: Medusa (soprano), Gran Sacerdotessa (soprano), Anfitrite (soprano), Atena (soprano), Poseidone (baritono), Sacerdotesse – Nereidi (coro di donne), Tritoni (coro di uomini)
organico strumentale: flauto traverso, sassofono soprano, fagotto, clarinetto basso, 2 trombe in do, trombone, tuba, percussioni, pianoforte, clavicembalo, violini, primi violini, secondi viole, violoncelli, contrabbassi,
Medusa è l’ultima creazione musicale di Giacomo Cuticchio, concepita come una messa in scena nella quale si uniscono opra e opera.
Il libretto di Luca Ferracane omaggia i grandi poeti del melodramma del Settecento (Zeno e Metastasio) ed è dunque in versi (novenari e endecasillabi). Diversamente dal melodramma barocco, che prevedeva di solito un lieto fine, qui l’eroina tragica è destinata a un infelice destino.
La trama prende spunto dai racconti mitici che narrano della Gorgone, precisamente quelli di età ellenistica, le cui fonti riferiscono di una bellissima fanciulla mutata in mostro dalla dea Atena, irata per la profanazione del suo santuario in seguito all’amplesso della giovane con il dio dei mari Poseidone.
Medusa ha un legame inscindibile con la Sicilia, crogiolo di innumerevoli civiltà, una terra ospitale ma allo stesso tempo perennemente calpestata come la bellissima fanciulla Medusa, destinata dal Fato ad essere maledetta da una dea e immortalata nel suo ultimo respiro, nell’urlo soffocato che invoca l’amore degli uomini.
Giacomo Cuticchio, oprante e musicista, figlio di Mimmo Cuticchio, è nato a Palermo nel 1982. All’attività paterna ha aggiunto una ricerca in campo musicale che l’ha portato a fondere stili e ispirazioni diverse, dalla musica rinascimentale e barocca a quella di Philip Glass, figura di spicco del minimalismo americano. Attraverso questi innesti Giacomo sviluppa, nella musica che accompagna gli spettacoli dei pupi, un lavoro di innovazione per molti aspetti analogo a quello compiuto nell’Opera dei pupi dal padre. Il suo strumento è il pianoforte e il suo modo di procedere è governato, come nel cunto, dalla conoscenza tecnica, ma è guidato dall’improvvisazione. Il senso del teatro, della drammaturgia, della visione scenica, sono presenti nella sua partitura così come lo è la memoria della musica suonata col piano a cilindro per gli spettacoli classici dei pupi. Le sue composizioni si prestano alla contaminazione con altre forme espressive.
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SABATO 27 luglio
Le lune del Saltimbanco
Dopo tanti anni passati viaggiando e realizzando spettacoli con due burattini in una piccola baracca montata sulle spalle, il saltimbanco si ferma per raccontare la sua storia. Alcune delle esperienze più stravaganti vissute in giro per il mondo diventano le storie che affida ai suoi nuovi personaggi. Lo spettacolo narra di come Giorgio, proprio come Geppetto, pensò di costruirsi una marionetta che gli permettesse di andarsene in giro per il mondo guadagnando un pezzo di pane e un bicchiere di vino. Angiolino, Il diavolo dei campi, La vecchia Madùra sono alcuni dei micro-spettacoli che il marionettista interpreta creando una forte interazione tra l’attore-animatore e gli spettatori.
Giorgio Gabrielli, marionettista, si dedica al disegno e alla scultura dal 1985. Le sue creazioni hanno raggiunto un livello tecnico accuratissimo. Gabrielli costruisce e anima di tutti i soggetti del suo teatro – marionette, burattini, pupazzi, maschere e ombre cinesi – curando personalmente scenografia e regia dei sui spettacoli. Oltre alle produzioni per il teatro-ragazzi, Gabrielli realizza spettacoli destinati ad un pubblico adulto, grazie anche alle collaborazioni con musicisti come Gianluigi Trovesi, Mauro Negri, Simone Guiducci, Oscar Del Barba, Marco Remondini. Dalla collaborazione con Trovesi e il suo Ottetto nasce MarionetLuis, spettacolo che ha inaugurato la stagione teatrale 2004-2005 del Piccolo Teatro Regio di Torino. Di pari passo alla produzione per il teatro, Gabrielli realizza attività di laboratorio e formative presso scuole, ludoteche, biblioteche, musei destinate a operatori e studenti.
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Storia dell’Astolfo che si sdoppia
testo e messa in scena Fabrizio Lupo
musiche live Maurizio Maiorana
voci recitanti Maurizio Maiorana e Nicola Franco
allestimento e animazione Alessia D’Amico e Emilia Gagliardotto
organizzazione Alessia D’Amico
mixer video Innocenzo Maria Mancuso
Elettra – musiconetta Mario Crispi e Fabrizio Lupo
Astolfo “Paladino” racchiude in sé, nella tradizione dei pupari, il compito di raccordare l’epica degli eroi di Carlo Magno con il mondo iniziatico della magia “lunare”. Nella nostra storia il viaggio sulla Luna di Astolfo subisce una distorsione narrativa nella quale il nostro eroe viene scaraventato in una realtà parallela, un incubo che si trasformerà in un delicato e magico sogno.
La figura chiave del suo viaggio è un vecchio che idealmente raffigura i profeti Giovanni ed Elia ma anche il Maharal di Praga creatore del Golem. Questi vive sulla Luna, dedicandosi in eterno a cercare la conoscenza assoluta, attraverso la catalogazione di tutte le variabili della memoria, del sogno, dell’invenzione. Dal passato al futuro immaginato, in un immoto presente che accoglie le fantastiche invenzioni immaginate dagli uomini. Luna e terra non sono antagoniste ma intrecciano i fili delle storie, influenzandosi a vicenda. Come in un labirinto il visitatore passa da un incrocio a un altro, senza un apparente senso logico. Tuttavia ad una più attenta lettura ogni passo di Astolfo apre una nuova pagina di un destino parallelo.
La messa in scena trae idealmente ispirazione dall’Opera dei pupi, con uno sguardo ai mondi fantastici aperti da Calvino e Borges. La recitazione ricerca una vocalità che rimanda alle filastrocche ed al recitar cantando, tra immagini e suoni, mentre le musiche sono rielaborate in una forma fitta di variazioni. L’animazione delle marionette, senza teatrino, permette l’invenzione di uno spazio scenico che di volta in volta si adatta alle esigenze drammaturgiche producendo immagini ed ombre che ingigantiscono figure ed immagini sui teli ricamati che sostituiscono i tradizionali fondali, dilatando lo spazio scenico.
Oggi, dopo tanti anni di ricerca in ambito teatrale, dal teatro di figura all’opera lirica, dal teatro attoriale alla costruzione di carri e luminarie, Fabrizio Lupo privilegia la sonorità del teatro musicale, cercando di configurare una forma di teatro “da viaggio utilizzando sagome e teli, strumenti musicali e proiezioni.
Associazione Alf Leila, fondata nel 1998, si occupa di arte e cultura. Collabora con le maggiori istituzioni della città di Palermo: Fondazione Teatro Massimo, Orchestra Sinfonica Siciliana, Accademia di Belle Arti. Promuove compagnie teatrali, gruppi musicali, pubblicazioni, tournée in Italia e all’estero.
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DOMENICA 28 luglio
Il Fil’Armonico
di e con Agostino Cacciabue
Lo spettacolo è un florilegio, un mosaico composto da momenti di vita del marionettista che si intrecciano con le storie delle sue figure. Sono frammenti di vita. Storie minime, pochi minuti per raccontare emozioni e passioni. Immagini rapide quanto un’occhiata che si lancia oltre una porta socchiusa, al di là delle vedute di tutti i giorni, alla ricerca di gesti e personaggi che sappiano ancora sorprenderci. Non ci sono parole, ma solo musica. Non ci sono segreti, perché l’animazione è lasciata a vista. Le marionette di “Il fil’ armonico”, ballano, soffrono, sperano, ridono, con lo stesso spirito che muove gli esseri umani. Anche per loro, per i pupazzi che calcano il palco, il destino è sempre appeso a un filo. Ma questa volta si vede benissimo dove vada a finire.
Teatro Tages
Tages o Tagete è uno spiritello apparso ad un colono etrusco mentre arava il suo campo.
Un bel fanciullo, vispo e allegro, con i capelli canuti e un lunga barba bianca.
In lui si fondevano la genuinità di un bimbo e la saggezza di un vecchio; dettò le regole dell’arte divinatoria al popolo etrusco e poi scomparve.
Nella leggenda c’è chi lo dice morto e chi lo immagina dissolto nell’aria.
Lo spiritello, ci ricorda i bambini, anche loro sono portatori di esperienze, forse semplici, ma degne di essere raccontate e rispettate perché vissute profondamente e intensamente.
Grazie a Otello Sarzi, Sotigui Kouyaté ed Albretch Roser.
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Giuseppe Di Bella
Fuddia
Giuseppe Di Bella (chitarra e voce)
Salverico Cutuli (piano e fisarmonica)
Fuddìa (Follia) nasce dall’idea di trovare un punto di incontro fra le radici della musica siciliana e il mondo della canzone d’autore italiana, portoghese e sudamericana.
La voce si fa intima amica della Luna attraverso il suono di un oboe, un flauto, un bouzouky e una chitarra elettrica, in una concezione cameristica della canzone, il cui tema è l’amore senza speranza.
I raggi della Luna rischiarano dolore e sentimento in canzoni come Amara terra mia di Domenico Modugno, Luna Tucumana di Pedro Aznar, Perdoname Luna di Silvia Perez Cruz e in alcuni versi che Ludovico Ariosto dedica ad Astolfo e alla Luna.
Un viaggio tra poesia, armonie, melodie e lingue diverse dove la voce cerca la pura nitidezza interpretativa guardando alla concretezza della vita, come ad esempio in Terraferma, canto dedicato ai migranti.
Giuseppe Di Bella, cantautore, interprete, poeta, chitarrista, da sempre cerca le proprie radici elaborando uno stile che attinge a modelli non convenzionali, nella mediterraneità meno abusata, in una sicilianità che si nutre del fado portoghese e della grande canzone d’autore e popolare.
Dopo la formazione in conservatorio con insegnanti di canto classico e moderno, comincia a far parte di diverse formazioni musicali praticando diversi generi, dal folk alla bossa nova. Ha realizzato musiche per film, cortometraggi pluripremiati e documentari. In questo progetto è in quartetto assieme a Giovannin Arena, Salverico Cutuli e Riccardo Gerbino.
VENERDI 2, SABATO 3 e DOMENICA 4
Teatro dei Pupi di Mimmo Cuticchio
Il meraviglioso viaggio di Astolfo sulla Luna
Quando Orlando scopre che Angelica si è innamorata di un altro uomo, e per di più non di un guerriero ma di un semplice soldato, impazzisce. La sua pazzia è una furia violenta, che non lascia intravvedere alcuna possibilità di rinsavimento. Soltanto l’intervento del soprannaturale potrà guarirlo dall’incantesimo d’amore e dalla gelosia.
Agramante d’Africa porta la guerra a Carlo Magno. Cristiani e Saraceni si scontrano sotto le mura della città di Parigi. Cloridano e Medoro, per recuperare il corpo del loro Re Dardanello, si spingono nottetempo fin sotto le mura della città ma vengono assaliti da un drappello di cristiani, che uccidono Cloridano e feriscono gravemente Medoro. Intanto Angelica, nel tentativo di allontanarsi dalla Francia, giunge nel campo dove si è appena tenuto il combattimento e lì, tra i cadaveri, ode un lamento. Ad essere gravemente ferito è Medoro, che era andato a cercare il corpo del Re Dardanello per dargli onorata sepoltura. Angelica lo soccorre e si innamora perdutamente di lui. Medoro guarisce e i due vivono una bellissima storia d’amore. Nel frattempo Orlando vaga per campagne e monti in cerca di Angelica. A un certo punto, scorge alcune scritte incise nella corteccia degli alberi che rivelano il grande amore tra Angelica e Medoro. Il dolore per il tradimento della sua amata è tale che il paladino impazzisce e distrugge tutto ciò che incontra.
Intanto Astolfo, che aveva deciso di cercare Orlando, si trova nel mezzo di un incanto. Condotto dall’Ippogrifo sulla Luna, incontra San Giovanni che gli mostra dove sono custoditi i senni di tutti uomini e dunque anche quello di Orlando. Spetta a lui il compito di prelevare il senno del grande paladino e riportarlo sulla terra.
Figli d’Arte Cuticchio
La Compagnia sotto la guida di Mimmo Cuticchio nasce nel 1971.
Nel 1973 apre il suo teatro a Palermo in via Bara all’Olivella. Il recupero delle tecniche tradizionali dei pupi e del cunto, la ricerca e la sperimentazione sono i tre principali ambiti della propria attività teatrale. La sopravvivenza artistica della Compagnia è dovuta alla ricerca di un proprio spazio espressivo che valorizzi al massimo le tecniche dei pupari e dei contastorie, linguaggi tutt’altro che esauriti o superati, con lo scopo di recuperare un teatro di verità e di poesia.
Nel 1977 si costituisce l’Associazione Figli d’Arte Cuticchio che accorpa la compagnia omonima. Attività di produzione e attività di promozione sono entrambe assicurate.
Dal 1984 organizza il festival teatrale “La Macchina dei Sogni”; nel 1997 istituisce una “Scuola per pupari e cuntisti” con l’obiettivo di garantire un futuro all’Opera dei pupi e al Cunto. Dal 2007 il “mestiere” (cioè il patrimonio tradizionale completo dell’oprante puparo) di Mimmo Cuticchio e il nuovo “mestiere” che egli ha costruito con gli spettacoli di innovazione, sono aperti al pubblico. Insieme al teatro e al laboratorio esiste un archivio costantemente arricchito con documenti, canovacci, copioni, libri, foto e video, che nel 2013 il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, su proposta della Soprintendenza Archivistica per la Sicilia, ha dichiarato di interesse storico.
Compagnie
Associazione Alf Leyla (Palermo), Associazione Figli d’Arte Cuticchio (Palermo), Pantaleo Annese (Bari), Associazione Giacomo Cuticchio Ensemble (Palermo), Casa delle guarattelle – Bruno Leone (Napoli), Bululu Theatre (Argentina), Giuseppe Di Bella (Enna), Silvia Diomelli (Pisa), Giorgio Gabrielli (S.Benedetto Po – MN), I burattini di Mattia (Bologna), Gruppo Folk Le serenate notturne (Sciacca – AG), Gruppo Folk Cialoma (Palermo), Gruppo Folk Lorimest (Castelbuono – PA), Yousif Latif Jaralla (Bagdad – Irak), Tomas Jelinek (Cecoslovacchia), Teatro degli Spiriti (Palermo), Teatro Tages (Cagliari), Toni Zafra (Spagna), Irene Vecchia (Napoli)
Progetto I poeti e la Luna a cura di Mariagrazia Calandrone Radio3
con Maria Grazia Calandrone, Gabriele Frasca, Giovanna Marmo, Vincenzo Ostuni.
musiche Enzo e Lorenzo Mancuso
Progetto Terra chiama Luna a cura di Lara Albanese
con Lara Albanese, Stefano Catucci, Ermanno Cavazzoni in dialogo con Marino Sinibaldi
Progetto C’è Vita sulla Luna laboratorio a cura di Sara Cuticchio
La luna e l’Ippogrifo installazione di Roberta Barraja
collaborazioni: Officine del Costume: Lilli Di Giovanni, Marta Fasulo, Mimì Lo Nardo, Francesca Mandalà, Alice Perez, Dario Pinciotta.
Laura Plaja, Mattia Pirandello, Alessandro Guagliardito, Claudia Saccullo.
Gruppo di lavoro
Giuseppe Airò, Filippo Costagliola, Giacomo Cuticchio, Nino Cuticchio, Mimma Giordano, Tania Giordano, Gabriella Malerba, Heidi Mancino, Sabrina Ruggieri,
Disegno luce Marcello D’Agostino
Direttore tecnico Enzo Cannioto
Fonico Marco Cardinale
Riprese Chiara Andrich e Bernardo Giannone
Ufficio stampa Simonetta Trovato
Fotografo del festival Alessandro D’Amico
Progetto grafico Mela Dell’Erba
Illustrazioni Fabrizio Lupo
Organizzazione generale Elisa Puleo