È una ricerca consapevole e radicale quella di Stefania Zocco che muove dall’urgenza di darsi risposte e diminuire l’esibizione delle domande. In un momento in cui il rischio più grande è la perdita della dignità dell’individuo inserito in un mondo altamente selettivo, la scelta viene compiuta in direzione degli iter produttivi manuali che consentono l’equilibrio tra l’esperienza del fare e il benessere interiore che ne proviene. Dalle fasi della progettazione tecnica la riflessione si dirige verso il disegno/studio riprodotto in copia eliografica […] Dall’osservazione di piccoli volumi e libri presenti in una normale libreria nascono alcuni incastri inediti tra solidi e parti anatomiche miste a fiori che in modo insolito suggeriscono la storia del luogo e l’appartenenza. Se il linguaggio dell’arte fornisce una quantità enorme di domande, Stefania Zocco esibisce l’esercizio come tentativo di avvicinamento allo spazio e alla condizione possibili interno ad esso […] L’interesse condensa il risultato/opera e lo sforzo fisico per conseguirlo, c’è parità tra i due elementi così come tra lo spazio e il fare, la verifica comfort è costante. Non c’è luogo o appartamento in cui l’artista non abbia movimentato, ricomposto e posizionato oggetti e mobilia per raggiungere la condizione più vicina al benessere psicofisico, uno spazio e un tempo neutro da cui ripartire. Non abbiamo avuto icone forti dal punto di vista politico e ideale, c’è sempre una macchia su ogni potenziale candidato, Stefania Zocco è andata all’osso di una questione per verificare una formale risalita dando valore all’opera come frutto del lavoro, in arte si sta infatti migrando dallo svelamento di meccanismi nascosti al radicale recupero di condizioni primarie non più sostituibili da inattuali surrogati. (Francesco Lucifora, per Archivio S.A.C.S. 2014)

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Stefania Zocco

"Alla ricerca della felicità", 2011, acrilico su carta, 100x70