Filippo Gurrera lascia, da giovanissimo, una promettente carriera di pugile per dedicarsi all’arte; si forma all’Accademia di Belle Arti di Palermo e si specializza a Valenciennes nel Nord della Francia. La sua produzione pittorica è caratterizzata da un groviglio segnico, dalle forti tinte, da cui emergono figure e paesaggi contemporanei. Il fluire delle linee cromatiche fa apparire la visione frammentata e in continuo divenire. Una visione onirica, talvolta esagerata, sino allo stravolgimento sensoriale, anche se la base oggettuale, come per i pittori impressionisti, costituisce l’ossatura del quadro. La sua è una ricerca che si muove su due binari paralleli: da una parte la visone mimetica dell’arte che parte dalla prospettiva rinascimentale e giunge alla fotografia e lo colloca nell’arte figurativa; dall’altra la matrice segnica e gestuale, votata verso l’esplorazione cognitiva dell’ignoto, tipica della sperimentazione astratta. Due facce della stessa medaglia, in un mondo che lentamente sembra deflagrare verso l’irrealtà. Una logica binaria, dunque, che guarda ai meccanismi visivi e inconsci dell’immagine in una società, quella postmoderna, immersa dalla proliferazione visiva e dall’invasione tecnologica. La carica dirompente che scaturisce da questa poetica può essere messa in relazione all’esperienza giovanile della boxe che, assieme alla musica, ispira il suo universo creativo. Gurrera è definito “il narratore dei sogni”: scrive l’artista “mi sento un ricercatore, un archeologo di storie nascoste ed estrapolo una realtà fantasiosa che si esprime anche attraverso una sorta di scrittura – filamento nella quale in parte ci si perde e e in parte ci si ritrova.” (Tatiana Giannilivigni, Staff Museo, Archivio S.A.C.S. 2021/22)

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Filippo Gurrera

"Narciso", olio su tela, 50x70cm