L’interrogazione artistica di Annamaria Di Giacomo, si serve della fotografia per annotare aspetti della realtà che, dietro il filtro del medium, assumono il significato di indizi. Intenta a registrare e catalogare frammenti visivi, memorie di luoghi e tempi indefiniti, l’artista raggiunge la propria sintesi tra forma e contenuto con la creazione di dispositivi seriali, grazie ai quali è possibile ricostruire una mappa delle relazioni che si instaurano tra l’uomo, quale presenza attiva all’interno dello spazio, e lo scenario fisico che lui stesso ha prodotto. La sua osservazione non si risolve in una documentazione del dato complessivo, quanto nella descrizione frammentata di una esperienza vissuta e rielaborata. Minuscoli scorci domestici, urbani o paesaggistici, diventano oggetto di una pratica che tende alla descrizione di nuovi “luoghi delle relazioni”. Se queste serie fotografiche sembrano congelate in un’aura di sospensione e attesa, i lavori video superano l’idea iniziale dell’annotazione e allargano lo spettro sensoriale. Il fattore tempo relazionato all’immagine in movimento, l’incursione del testo scritto come di una voce fuori campo, aprono nuovi scenari percettivi e mettono in luce i pilastri portanti dell’indagine in corso. Tempi dilatati o contratti, moti fluidi o reiterati e visioni parallele annullano ogni tentativo di ricostruzione lineare. La produzione video di Di Giacomo, così come le fotografie, prende le distanze dalla narrazione e si concentra sulla creazione di un inventario estetico fatto di coincidenze formali e rapporti armonici reconditi, eppure insiti nella natura delle cose. (Alessandra Ferlito, in "Archivio S.A.C.S. 2009-2011 - Palermo", Regione Siciliana, Dipartimento BB.CC. e I.S., 2011)

Annamaria Di Giacomo

"Alia super aliam", 2009, still da video, b/n 3’15”, dvd 4:3, dvd PAL