Gli interventi di Alessandro Di Pietro, si fondano sempre sulla celebrazione del “frammento” con cui vuole stimolare una riflessione attorno ai modelli progettuali e alle strutture narrative contemporanee. Quest’attitudine lo ha portato a scegliere come soggetto della sua mostra personale, realizzata nel 2013 alla Dena Foundation di Parigi, il protagonista del film del 2009 “Enter the Void” scritto e diretto da Gaspar Noé. Il risultato consiste in 845 immagini estrapolate dal film mediante uno scanner mobile applicato alla superficie del suo MacBook. Tali immagini, che appaiono come dei cloni distorti e de-saturati, sono state stampate direttamente su differenti schermi da computer, a loro volta collocati nello spazio espositivo su delle mensole di metallo a muro ad altezze diverse. L’ambiente che prende corpo provoca un iniziale disorientamento nello spettatore, fornendogli allo stesso tempo delle nuove coordinate mentali per una tipologia inedita di orientamento contestuale. Le parole chiavi del suo lavoro sono: moduli, combinazioni, spazio sociale, variazioni, orizzonte e tracce. La prerogativa di lavorare sul senso e sul valore della ripetizione lo porta nel 2010, a presentare il processo in fieri con cui coinvolge persone del pubblico a disegnare delle isole in risposta ad un questionario impostato da lui stesso. Le opere di Di Pietro puntano ad aprire una discussione attorno al ruolo attivo dello spettatore/artista nell’interazione con il serbatoio della memoria collettiva. (Lorenzo Bruni, Archivio S.A.C.S. 2013/14)

Alessandro Di Pietro

"GEOMPIATTA", 2012, scultura a stampa 3D, resina poliuretanica ad alta densità, 10x10x9,7 cm; piedistallo in cemento, 135x20x20 cm