Sebbene possa sembrare paradossale il paesaggio è un tema fondamentale e ricorrente del Modernismo. Lo è anche per quegli artisti contemporanei che attraverso i modelli e le strutture moderniste rimettono in gioco il nostro modo di vedere il paesaggio. Questa pratica non si arresta ovviamente solo all’effetto ottico (o ai piccoli piaceri) ma agisce come un vero e proprio processo indiziario. In questo esercizio attivo la ricerca (dei documenti e delle pratiche) si sovrappone allo smontaggio e alla ricomposizione dello spazio geografico e sociale. Jean François Lyotard notava come nella società dominata dal Capitale i segni sono immediatamente e globalmente trasformati (e neutralizzati) in informazioni. Rompendo la tradizionale alleanza o uniformità di fini che legava l’arte al Capitale alcuni artisti si sono presi la briga di smontare le informazioni e restituirci valore e pienezza dei segni. Da anni il lavoro di Federico Baronello persegue efficacemente questo indirizzo attraverso la presentazione di paesaggi ben precisi: Lampedusa, l’Etna, il sottosuolo delle miniere di zolfo in Sicilia, la Sicilia orientale, Portopalo, il mare Ionio sud occidentale, le campagne di Vittoria… Questi paesaggi sono presentati attraverso stampe fotografiche e video che veicolano informazioni numerose e differenti. Nelle opere di Baronello, tutte queste informazioni riacquistano i sensi di una storia ma soprattutto si presentano finalmente come segni della modernità; segni utili a farci comprendere anche ciò che vediamo. (Giovanni Iovane, in "Archivio S.A.C.S. 2009-2011 - Palermo", Regione Siciliana, Dipartimento BB.CC. e I.S., 2011)

Sul sito web opere e biografia aggiornata / On the website works and updated biography

Federico Baronello

"Diagramma n.4" (un gazebo/cabina-fotografica più una "storia di selfie" in video), 2018, acciaio smaltato, plexiglass, video HD; quattro gazebo disposti in giardino, cm.240x100x100 cm ciascuno; una proiezione video HD negli spazi interni - Courtesy Federico Baronello / Fondazione Radicepura