Carmelo Nicotra lavora sui rapporti di forza che l’uomo instaura tra natura, architettura e gerarchie sociali per convivere e strutturarsi in gruppi stanziali. Nel video “Vuoti urbani” (2012) l’immagine si concentra in maniera ipnotica sulle macerie al suolo, che si trovano tra due palazzi. Quel crollo non è stato provocato da un disastro improvviso, ma da un abbandono maturato negli anni per colpa dello svuotamento del centro storico verso la parte nuova della città. Immediata è la sensazione di avere a che fare con un fantasma e con lo svanire in presa diretta del senso della memoria collettiva. Favara è la città siciliana in cui è nato l’artista e che è diventata, lavoro dopo lavoro, il suo campo di osservazione per dialogare con i macrosistemi del modello occidentale. Questi massimi sistemi acquistano una concretezza proprio perché sono affrontati da lui, partendo da esperienze particolari e volutamente localistiche. Il contrasto che lui mette sempre in scena tra il globale e il locale, tra l'idea generale e il caso specifico, è bene evidenziato nella personale del 2012 da Zelle Arte Contemporanea a Palermo, in cui ha esposto direttamente dei frammenti di muro caratterizzati da un lato colorato con toni pastello slavato dal tempo. Questi reperti divenivano delle presenze stranianti per mezzo della scrittura delle coordinate dei “non-luoghi architettonici” di Favara in cui sono stati raccolti. Il suo approccio però non è quello dello studioso distaccato e imparziale che lo porta a realizzare solo lavori di denuncia e perimetrazione della sua città, al contrario agiscono sulla dimensione propositiva della memoria. […] La ricerca di Carmelo Nicotra non parla solo di perdita di memoria, ma punta a realizzare dei dispositivi di memoria e di presa di coscienza di responsabilità collettiva per stabilire nuove forme di architetture simboliche, politiche e fisiche. (Lorenzo Bruni, Archivio S.A.C.S. 2013/14)

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Carmelo Nicotra

"Costruzione esagonale", 2014, tavolo, mattoni laterizi e cemento, 105x200 cm; "Comodino", 2013, comodino in legno, marmo, mattoni laterizi e cemento, 54x55x32 cm, installazione Fondazione Sandretto, Torino 2017 - Courtesy foto G. Perottino