L’immagine del teschio torna con insistenza nell’iconografia personale di Orazio Battaglia. Una sorta di memento mori, un segno di morte che è al contempo simbolo di rinascita e di rinnovamento della materia. Il potere trasmutativo insito nella natura – dagli elementi bruti, ai movimenti più profondi dello spirito – conduce a una riflessione intorno al morire e all’universale condizione di trapasso e di infinita rinascita. Una condizione che porta con sé tutta una serie di interrogativi ancestrali relativi al rapporto con il Sacro, al senso del magico, alla tradizione religiosa. Fa parte di tale visione anche quella tendenza alla rappresentazione simbolica che è connessa all’adorazione del divino, ma anche alla nascita del linguaggio e dell’icona. Trasmutazioni, incantesimi, alterazioni concrete o metaforiche condotte in seno al reale: la questione del sorgere dell’immagine e del verbo, intesi come elementi magici, si collega in parte all’enigma del trascorrere del tempo, all’esigenza di bloccare l’istante, al tentativo di agire sulla materia a partire dall’esercizio della volontà e dalla ricerca di formule esoteriche. I soggetti di Battaglia includono scorci paesaggistici, architetture, immagini di Santi, figure mutuate dall’immaginario esoterico, oltre al motivo ricorrente del teschio. Uno straordinario virtuosismo tecnico dà vita a opere raffinatissime: dipinti – tra cui i monocromi colorati o quelli nero su nero, che richiedono una lentissima lettura –, disegni e sculture sono pensati nel segno di un radioso classicismo formale. (Helga Marsala, in "Archivio S.A.C.S. 2009-2011 - Palermo", Regione Siciliana, Dipartimento BB.CC. e I.S., 2011)

Orazio Battaglia

"Senza titolo", 2009, pastello su carta, 47x25 cm