Nato a Palermo nel 1978
La figura umana, gli animali, il paesaggio (quello naturale come quello urbano): la pittura di Manlio Sacco trova la propria ragione in una serie differenziata di motivi. L’artista pone il suo sguardo su soggetti che più da vicino toccano il proprio vissuto, in consapevole continuità con la grande tradizione figurativa che prosegue nel Novecento (e raggiunge i suoi vertici in figure come quella di Lucian Freud). In un’esibita rivendicazione d’inattualità, l’autore ritaglia sulla tela porzioni dal continuum del mondo, che indaga con una pittura particolarmente interessata ai valori materici. Le tecniche sono quelle tradizionali dell’olio su tavola, tela e cartone, oltre a tecniche miste su carta; i formati di norma medi o piccoli. Una parte cospicua della produzione di Sacco è occupata dalla ritrattistica, con una speciale attenzione nei confronti del volto. In questo particolare del corpo l’artista sembra voler riassumere la presenza carnale dei suoi soggetti. In altre occasioni egli si volge ad argomenti di natura simbolica, come nella serie del 2011 che prende a tema i rami trovati nel corso di passeggiate (spesso nei boschi dell’Etna). Sacco li mette in scena singolarmente su sfondi con lievi accentuazioni cromatiche. Su questo soggetto convergono una serie di suggestioni, non ultime quelle che ne fanno metafora della situazione storica della propria generazione in urto con quella precedente, sulla scorta del mito raccontato dall’antropologo Frazer nel saggio Il ramo d’oro. (Cristiana Perrella, Archivio S.A.C.S. 2013/14))
RISO - Museo d'Arte moderna e contemporanea di Palermo
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