Palazzolo
Quae moerebat et dolebat, 1983-1988
Chiesa dei Cappuccini – Savoca, Messina
Liquid Light, stampa digitale su tessuto / digital print on fabric
167,5 x 135 cm, ed. 1/3
inv. 148/PBR
Aldo Palazzolo
Nasce a Siracusa nel 1948.
Vive e lavora tra la Sicilia e Lucerna (Svizzera)
Ritrattista e sperimentatore, artista delle “casualità controllate”, si avvicina alla fotografia in giovane età, da autodidatta. Nel 1968 lascia la Sicilia per stabilirsi a Milano e, successivamente, a Parigi. I suoi primi lavori indagano le possibilità estetiche legate alla semantica del gesto e sono fortemente influenzati dalla frequentazione della scuola di mimo di J. Lecoq. Dalle riflessioni sull’arte e la sua storia ha origine la serie di scatti incentrati sulla scultura classica, disvelata nella sua dimensione erotica e sensuale.
Tra i protagonisti della ritrattistica contemporanea, Aldo Palazzolo immortala grandi personalità del mondo della cultura, dello spettacolo, dell’arte e della politica, tra i quali Jorge L. Borges, Rudolf Nureyev, Giulio Andreotti, Adonis, Philip Glass, Patti Smith, César, Jannis Kounellis, Enzo Cucchi, Giuseppe Sinopoli, Mimmo Paladino, Gilberto Zorio, Michelangelo Pistoletto, Vinicio Capossela, Gillo Dorfles.
Nel 1989 Peter Weiermair lo segnala tra i migliori ritrattisti al mondo, in occasione della mostra “Portraits in Contemporary Photography” e le sue opere compaiono accanto ai più illustri nomi della fotografia artistica contemporanea: Andy Warhol, Robert Mapplethorpe, Annie Leibovitz, Bruce Weber, Mary Ellen Mark, Thomas Ruff.
Agli anni ‘90 risalgono i “Liquid Light”, frutto di una personalissima riflessione sull’alchimia del fare/farsi dell’immagine. Pezzi unici e irripetibili che mescolano fotografia, casualità, luce e tempo, attraverso cui l’artista modella e trasfigura personaggi del calibro di Patti Smith o di Philip Glass.
Dedicato al ritratto postumo è “Le trame dell’Alchimia”, progetto presentato per la prima volta, su invito di Christine Macel, capo curatore del Centre Pompidou, in occasione della mostra “Nel Mezzo del Mezzo”, realizzata nel 2015 dal
Museo Museo Riso.
Le due fotografie Quae moerebat et dolebat, 1983-1988 e Moriendo desolatum, 1983-1988 appartengono a questa serie e sono state acquisite attraverso il progetto “Percorsi di moria” vincitore del PAC – Piano per l’Arte Contemporanea 2020, finanziato dal Ministero della Cultura per incrementare le collezioni pubbliche di arte contemporanea.
Le due opere dialogano con le opere di Boltanski, intorno alle sue riflessioni sul tempo e sulla memoria, omaggio alle vittime di tutte le guerre e delle tragedie che hanno riguardato più da vicino anche la città di Palermo. Si tratta delle fotografie su tessuto (elementi entrambi caratterizzanti i lavori dell’artista francese) che ritraggono le mummie della Chiesa dei Cappuccini di Savoca, in provincia di Messina. Nell’evocare l’assenza, attraverso abiti logori o fotografie sbiadite, le installazioni di Boltanski assurgono a perenne memoria di una umanità fatta di protagonisti anonimi, eroi per il fatto stesso di vivere, consapevoli dell’inesorabile scorrere del tempo, dell’ineluttabilità della morte. Questa consapevolezza emerge con sorprendente parallelismo anche dai lavori di Aldo Palazzolo, testimonianza di esistenze realmente vissute, trattenute tra le trame del tessuto. I volti anonimi delle mummie di Savoca affiorano come sacra sindone, al pari del volto anonimo che traspare tra le pieghe del lenzuolo nell’opera Véronique di Boltanski. Analogo il senso di silenzio e di raccoglimento che le opere suggeriscono.
Nelle fotografie in bianco e nero di Palazzolo l’alchimia della luce, dei rilevatori o del fissaggio lasciano trapelare una tensione espressiva, una gestualità compressa, che sembra cristallizzare, pur nell’evanescenza dell’insieme, in una osmosi di pittura e fotografia, il guizzo finale della vita e identificare metaforicamente, per ciascuno di quei volti anonimi ritratti, una figura cristica.
Aldo Palazzolo ha esposto in manifestazioni di prestigio internazionale: da Arles, dove è presente nel 1992 con una personale, alla Biennale di Venezia, al Festival di Fotografia di Amsterdam, e ancora Liegi e Montpellier. È stato direttore-editore della rivista d’Arte e Cultura internazionale “Charade” e ha curato le scenografie per spettacoli e film.
Tra i suoi ultimi lavori si ricorda: I Santissimi, in collaborazione con Fabio Iemmi, progetto espositivo presentato al Museo Riso, basato sulla sperimentazione e commistione di vari linguaggi espressivi e tecnologie; la serie di Video-Ritratto Gli Imperdonabili dedicati a personaggi siciliani dell’arte e della cultura come Manlio Sgalambro ed Enzo Sellerio; Imago lucis, un lavoro tra letteratura e fotografia; Chiedi alla luce – Nadar Portraits Aldo Palazzolo Liquid Light, immaginario dialogo storico col maestro ottocentesco della fotografia.
Le sue opere fotografiche sono presenti in numerose collezioni pubbliche: Stedeljik Museum, Amsterdam; Biblioteque Nazionale, Paris; Paris Audiovisuel, Paris; George Easteman House Rochester, New York; Brooklyn Museum, New York;
Musée de la Ville, Montpellier; Museo d’Arte Moderna, Gibellina.
Rosaria Raffaele Addamo
Iolanda Di Natale