Collezione archeologica

IL PASSATO SOMMERSO

Sin dall’età preistorica la Sicilia è stata il centro nevralgico di un commercio via mare che coinvolgeva tutti i paesi che si affacciavano sul Mediterraneo. Centro di produzione, approdo e sede di fiorenti civiltà, l’isola vanta testimonianze della presenza di innumerevoli civiltà che si sono avvicendate nel Mediterraneo lasciando tracce indelebili. L’area di San Vito lo Capo è stata, fin dall’età preistorica, punto focale di traffici commerciali, che in età romano ebbero un ulteriore incremento, grazie al fatto che nei pressi dell’odierna tonnara nacque un centro di produzione di garum. L’importanza del sito è giustificata dal fatto che in una navigazione di cabotaggio(cioè seguendo la linea di costa), i rilievi di monte Cofano e di monte Monaco erano dei riferimenti facilmente individuabili. Inoltre la composizione geografica del luogo permetteva di ripararsi facilmente da molti venti e in caso di tempesta. La presenza di molte sorgenti di acqua dolce costituiva una risorsa importante per gli equipaggi. I reperti ritrovati sono anfore di svariate tipologie, ancore e vasellame distribuite cronologicamente tra il III e il VII secolo d.C.

I RINVENIMENTI A MEZZA PRAIA

Le acque antistanti il lido di Mezza Praia di Terrasini hanno restituito numerosi reperti facenti parte del carico di due navi onerarie romane. I due relitti sono riferibili: uno I sec. d.C. e l’altro alla metà del III sec. a.C. La scoperta avvenne negli anni ‘60 in seguito alla costruzione di un molo per il porto peschereccio che, alterando il corso delle correnti, fece lentamente abbassare il livello del fondo marino portando alla luce a pochi metri di profondità i resti dei due relitti. Lo studio del complesso dei reperti dell’imbarcazione del I sec. d.C. ha permesso di stabilire che la nave oneraria proveniva dalla Spagna. Lo testimoniano il tipo e il contenuto di un centinaio di anfore che trasportavano garum e vino. Insieme alle anfore sono stati ritrovati tre lingotti di rame purissimo. Degli scafi, è stato ritrovato soltanto qualche elemento in legno, chiodi di bronzo, cordame di sparto, uno scandaglio di pietra e lamine di piombo. Da una vasta zona più a oriente (Zona B) provengono reperti di varia epoca con netta prevalenza di resti di anfore greco italiche del III a.C., molte delle quali ancora con il tappo di sughero di chiusura.

LE NAVI ONERARIE

La tecnica di costruzione navale più diffusa nell’antichità ,in tutto il Mediterraneo, era quella detta dello “scafo a guscio” che venne adottata per circa 3500 anni fino alla fine dell’impero romano. Dopo aver messo in posa la chiglia e aver inserito la ruota di prua o di poppa, con la giusta curvatura si procedeva alla costruzione del guscio esterno. Questo avveniva unendo file di tavole sovrapponendo il lato inferiore di ognuna allo spigolo superiore della tavola sottostante, partendo da una prima fila sul fondo dello scavo, fino all’orlo di murata. La chiglia come pure il fasciame, le ordinate e le parti interne erano costruite con legno di pino, cipresso o cedro, mentre i chiodi utilizzati per tenere ben salde tutte le parti erano in rame e piombo. Questo sistema costruttivo (tecnica “frame first”) consentiva una maggiore resistenza.