I reperti archeologici, acquisiti al patrimonio del Museo, provenienti soprattutto dai fondali antistanti le attuali spiagge e zone portuali del territorio comunale di Terrasini, indicano l’intensa frequentazione della costa da parte di imbarcazioni, per lo più da trasporto, da oltre due millenni e dunque la vocazione prettamente marina di questo territorio, che dal mare trasse benessere per il suo sviluppo economico e culturale.
I reperti recuperati, costituiti soprattutto da anfore, fanno parte del carico di due navi onerarie romane fatte afferire: una al I secolo d.C. e l’altra alla metà del III secolo a.C.
L’abbondanza di tali rinvenimenti testimonia che la rada di Mezzapraia, a Terrasini, nell’antichità si trovava lungo una rotta commerciale passante per la costa della Sicilia occidentale e rappresentava probabilmente luogo di sosta per approvvigionamento idrico o di vettovaglie e/o di riparo dalle avverse condizioni del tempo che probabilmente furono la causa principale del naufragio delle due navi onerarie.
I ritrovamenti subacquei sono attualmente esposti nella prima sala del Museo, contestualizzati nella ricostruzione di una sezione del Kyrenia, la nave greca da trasporto naufragata a nord di Cipro. La ricostruzione di una tipica nave oneraria dei tempi, oltre a creare un’ambientazione idonea in cui collocare i reperti di archeologia subacquea, è stata, inoltre, effettuata a scopo esplicativo della tecnica costruttiva “frame first” e dei sistemi di stivaggio delle anfore.
Ancora, nella prima sala del Museo, sono esposte differenti tipologie di anfore, rinvenute in diverse località lungo i fondali delle coste siciliane, che vanno dall’epoca protostorica a quella normanna.
Oltre ai reperti di provenienza sottomarina, la raccolta archeologica del Museo comprende materiali rinvenuti in varie località site nell’entroterra o nelle immediate vicinanze di Terrasini. Di particolare rilevanza sono, fra gli altri, i reperti raccolti su Monte d’Oro (Montelepre). La tipologia dei manufatti indica una provenienza da centri abitati a prevalente vocazione rurale di tipo agricolo.
Infine, ma non meno importanti, sono i reperti provenienti da Cozzo Palombaro. Il materiale litico rinvenuto testimonia, infatti, un’occupazione della cavità fin dal Paleolitico superiore, mentre l’insieme delle tipologie ceramiche recuperate, riconducono ad un orizzonte cronologico compreso fra la prima e la media età del Bronzo. Un indizio di frequentazione umana già in epoca più antica è però rappresentato dal rinvenimento del bicchiere campaniforme, vero fossile guida per l’età eneolitica, la cui presenza è attestata in Sicilia tra la fine del III e l’inizio del II millennio a.C.